Il lockdown di Rutte, niente visita alla madre morente

Il premier olandese, Mark Rutte.
Il premier olandese, Mark Rutte.

ROMA.  – Duro e puro, si sarebbe detto una volta. E in effetti il rigido premier olandese Mark Rutte alla prova dei fatti non ha marcato visita rinunciando ad andaré dalla madre morente per obbedire, come un cittadino qualsiasi, alle regole del lockdown imposto il 20 marzo.

La signora Mieke Rutte-Dilling, 96 anni, è deceduta il 13 maggio in una casa di riposo all’Aia, quasi due mesi dopo che il governo ha deciso la chiusura al pubblico di tutte le strutture per anziani.

“Accanto alla grande tristezza e ai bei ricordi, la mia famiglia ed io sentiamo profonda gratitudine per averla potuto avere fra di noi così a lungo”, è stata la sobria dichiarazione con cui Rutte ha annunciato la scomparsa della mamma, che non è morta di coronavirus anche se nella casa c’erano alcuni casi di contagio.

Nessuna concessione alla retorica o al compiacimento di aver subordinato il dolore di figlio alla ragion di stato, ma solo la speranza “di poter affrontare in pace questa grande perdita nel prossimo futuro”.

“Il Primo Ministro ha rispettato tutte le direttive “, ha precisato il suo portavoce quando gli è stato chiesto di riferire se Rutte si era attenuto alle regole e quindi non aveva visto sua madre prima di morire.

E così l’antipatico leader dei rigoristi, anzi dei “frugali” che si oppongono al Recovery Fund prospettato da Emmanuel Macron e Angela Merkel per tirare fuori l’Europa dalle secche della crisi, ha suscitato qualche sentimento di solidarietà e perché no, di ammirazione.

Soprattutto al confronto della figura barbina di Dominic Cummings, architetto della Brexit ed eminenza grigia del premier britannico Boris Johnson, nel pieno della bufera dopo che con i sintomi del coronavirus ha violato tutte le regole del lockdown percorrendo quasi 500 chilometri per trasferirsi con moglie e figlio in una proprietà di famiglia.

La stoffa del leader, insomma, Rutte ce l’ha tutta. Ma neppure lui riesce a tenere sotto controllo la voglia dei suoi concittadini di tornare alla normalità, magari con qualche violazione di troppo.

L’Olanda, che con il suo “lockdown inteligente”, come lo ha definito il premier, i 45.780 casi di contagio e i 5.875 decessi (secondo i dati della Johns Hopkins University) ha retto bene l’onda d’urto del Covid-19, non ha però nulla da invidiare ai tanto vituperati Paesi del sud Europa quanto a intemperanze post fase-1.

Le misure di contenimento sono state allentate alla fine di aprile per bambini e adolescenti mentre restano vietati i grandi eventi. Il consiglio delle autorità è quello comune a tutti: evitare assembramenti, in particolare in occasione di festività.  Detto fatto, il 21 maggio, giorno dell’Ascensione, le località balneari del Paese hanno fatto il pienone a partire dalla famosa spiaggia di Scheveningen all’Aia.

E il quotidiano De Telegraaf ha diffuso una serie di immagini che sembrano la fotocopia della movida nostrana dello scorso week-end.

(di Eloisa Gallinaro/ANSA)

Lascia un commento