Ira alleati su Renzi. Conte gli chiede chiarimento

Matteo Renzi durante la trasmissione televisiva Porta a Porta in onda su Rai Uno
Matteo Renzi durante la trasmissione televisiva Porta a Porta in onda su Rai Uno, Roma, 17 settembre 2019. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – Questa volta Giuseppe Conte chiede un chiarimento a Matteo Renzi. La scelta di “aiutare” Salvini su Open Arms, con i senatori di Iv che si astengono e annotano la “non esclusiva” responsabilità dell’allora ministro dell’Interno, alimenta tra gli alleati di governo il sospetto che il premier resti nel mirino del leader di Italia viva. Nonostante le aperture ricevute da Conte solo la scorsa settimana. E nonostante stiano per arrivare in Cdm due temi cari a Iv come Family act e sblocco dei cantieri.

L’uscita spiazza e irrita. Tanto che nel pomeriggio serve un contatto tra Palazzo Chigi e la dirigenza di Iv per scongiurare una nuova frattura. “I rapporti tra di noi e Conte sono ottimi”, dice Maria Elena Boschi a chi la sente al telefono. Non è il premier il bersaglio nascosto, assicurano i fedelissimi di Renzi.

Ma l’uno-due con il voto del centrodestra in Lombardia per una consigliera renziana alla guida della commissione d’inchiesta sul Coronavirus, fa insorgere Dem e Cinque stelle: “Fino a quando gli consentiremo questo gioco?”, domanda un esponente del Pd.

Renzi tiene tutti sulla spina, non svelando come voterà in Aula al Senato: “Leggeremo le carte e diremo sì o no, anche su Gregoretti in giunta ci eravamo astenuti”, dice uno dei suoi. Ma sui social gira un tweet in cui il senatore fiorentino diceva sì al processo a Salvini su Gregoretti: “Per salvare il leader leghista in Aula dovrebbe votare con il centrodestra, avrà il coraggio di rischiare ancora una volta di mettere a rischio l’alleanza di governo?”, dice una fonte dell’esecutivo.

In serata Dario Franceschini incontra i senatori Pd riuniti in assemblea (restano mal di pancia sull’intesa faticosamente raggiunta sulla scuola e si attende una nuova riformulazione della norma sui concorsi).

Il ministro della Cultura parla della necessità di coltivare uno “spirito di coalizione” e lavorare, in collaborazione tra governo e parlamento, a misure con una “visione”, soprattutto in vista dell’utilizzo dei miliardi (circa 130, stima il ministro, facendo pensare a chi lo ascolta che si riferisca anche ai soldi del Mes) che arriveranno dall’Ue.

Da Conte, intanto, non una parola su Renzi. Il premier si prepara a proporre entro la settimana la sua mediazione sul dossier Autostrade. Non si può più aspettare, sollecita da giorni il segretario Pd Nicola Zingaretti. E dalle fila M5s – dove resta un’ala per la linea dura della revoca – emerge una linea ‘governativa’ di apertura a una soluzione che passi da un taglio cospicuo delle tariffe accompagnato dal ridimensionamento della presenza di Atlantia nell’azionariato di Aspi.

In mattinata intanto il premier riunisce a Palazzo Chigi i capi delegazione, il sottosegretario Fraccaro, i ministri Lamorgese e Boccia, per affrontare due dei tanti nodi che attanagliano la maggioranza: il voto per le regionali e il referendum, e la scelta di creare la figura degli assistenti civici, contestata da M5s e Iv (“Ci è stato ribadito che non avranno compiti di pubblica sicurezza”, dice un partecipante alla riunione). Il lavoro è sminare, costantemente.

Ma la mossa di Iv su Open Arms, ammettono fonti renziane, piace poco al premier. Perché arriva dopo importanti aperture. E dà ragione a chi sostiene che più si concede a Renzi, più lui pretenderà per poi rompere nel caso si creassero le condizioni per un nuovo governo.

A sera un chiarimento pubblico di Iv non arriva ma i renziani assicurano: “Non volevamo colpire Conte, con lui stiamo lavorando sui cantieri e la famiglia”, assicurano. In una maggioranza dalla navigazione faticosa, gli alleati si mostrano sempre più insofferenti: “Renzi fa il solito gioco per acquisire visibilità e dimostrare che è determinante al Senato ma la scelta di fare sponda col centrodestra sui temi della giustizia è sempre più sospetta”, dice un Dem.

Viene dichiarato apertamente il sospetto di uno ‘scambio’ tra il voto a Palazzo Madama e la scelta di una renziana, di Codogno, alla guida della commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid in Lombardia. “Sono meschinità”, dicono i renziani.

Ma tra i Dem c’è chi ribatte come solo due giorni fa Roberto Giachetti, di Iv, abbia proposto il leghista Giancarlo Giorgetti alla guida di una commissione per gestire il passaggio parlamentare delle misure economiche.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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