Mattarella: “Falcone e Borsellino luci nelle tenebre della mafia”

Il luogo della strage del 23 maggio 1992, sull'autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci nel territorio comunale di Isola delle Femmine, a pochi chilometri da Palermo.
Il luogo della strage del 23 maggio 1992, sull'autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci nel territorio comunale di Isola delle Femmine, a pochi chilometri da Palermo. (Franco Lannino. ANSA)

PALERMO. – Il bianco dei lenzuoli srotolati dai balconi e dai palazzi delle istituzioni in ogni parte d’Italia, i messaggi via web, flash mob, i tweet e i post su Facebook, lo streaming per unire ricordi e riflessioni su cos’è oggi la mafia e su cos’era quando 28 anni fece saltare in aria a Capaci col tritolo Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti di scorta.

Nessun corteo per le strade, le navi della legalità ferme, niente bambini nell’aula bunker dell’Ucciardone, a Palermo: anche se il Covid-19 ha impedito il rito delle cerimonie in grande stile, quest’anniversario della strage di Capaci passerà alla storia come quello segnato dalla sobrietà e dal ricordo silenzioso ma intenso.

E così la commozione con la voce rotta in diretta streaming del presidente della Conferenza dei rettori siciliani Gianni Puglisi, mentre via web ricorda l’amico Falcone con migliaia di collegamenti on line, da’ il segno di una giornata densa di emozione e partecipazione, conclusasi alle 17.58, l’ora della strage in autostrada, sotto l’albero Falcone, con tanta gente radunata, a distanza gli uni dagli altri e con le mascherine.

Il merito, ancora una volta, va alla Fondazione guidata da Maria Falcone, che assieme al ministero dell’Istruzione con l’iniziativa #PalermochiamaItalia hanno sfidato il virus con la campagna “Il mio balcone è una piazza” centrando nel segno. Come tradizione al centro delle tante iniziative virtuali, e non, ci sono stati i giovani.

A loro si è rivolto il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, parlando di Falcone e Borsellino come luci nelle tenebre: “Sono stati tra i primi a comprendere il senso del sacrificio di Falcone e di Borsellino, e ne sono divenuti i depositari, in qualche modo anche gli eredi. Dal 1992, anno dopo anno, nuove generazioni di giovani si avvicinano a queste figure esemplari e si appassionano alla loro opera e alla dedizione alla giustizia che hanno manifestato. Siate fieri del loro esempio e ricordatelo sempre”.

“Magistrati unici” li ha definiti il capo della Procura di Palermo, Francesco Lo Voi, e “come loro purtroppo non ce ne sono stati più e non ce ne sono adesso: c’è stato forse qualche imitatore, sicuramente in buona fede, ma non sono gli originali. Gli imitatori fanno ridere, a volte”.

E facendo un accenno all’impegno costante e continuo della Resistenza contro il nazifascismo, Lo Voi, ha lanciato un forte appello sul fronte della lotta ai mafiosi, quelli con la faccia truce e quelli col volto pulito che “s’infiltrano persino nell’Antimafia”: “Serve una nuova resistenza”.

Ai timori che le mafie possano approfittare della drammatica crisi economico-sociale nutrendosi “delle difficoltà dei cittadini di fronte alla pandemia che sta danneggiando il tessuto occupazionale e il sistema produttivo”, il premier Giuseppe Conte risponde che “la risposta dello Stato deve essere forte, rapida e incisiva”.

“Lo Stato c’è, la scuola c’è” assicura la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, mentre la collega degli Interni, Luciana Lamorgese, sottolinea che “magistratura e forze di polizia si impegnano tutti i giorni” e che “la lotta contro le mafie continua con la stessa intensità, seppure in un contesto storico e sociale mutato e in continua evoluzione”.

Proprio allo Stato si rivolge il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, perché “deve intervenire con urgenza dando liquidità, ma continuando a fare controlli” perché “le mafie approfittano proprio della sofferenza della gente”.

Augurandosi che presto si possa conoscere “tutta la verità” sulle stragi, Maria Falcone, davanti alla stele in memoria del fratello e delle vittime di Capaci, rivolge infine un pensiero a chi facendo il proprio dovere “nei momenti gravi” salva l’Italia, i “nuovi eroi” di una pandemia che, come la mafia, ha mietuto migliaia di vittime: “Qui ricordiamo anche tutti i morti del 2020: i medici, gli infermieri, gli agenti, i rider”.

(di Alfredo Pecoraro/ANSA)

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