Il Parlamento cinese riapre tra tamponi e mascherine

Delegati e leader cinesi aspettano l'apertura della sessione plenaria del parlamento a Pechino, dopo la quarantena per il Covid-19.
Delegati e leader cinesi aspettano l'apertura della sessione plenaria del parlamento a Pechino, dopo la quarantena per il Covid-19. (ANSA/ EPA/ANDY WONG)

PECHINO.  – Un tampone spinto giù nella gola e gli estenuanti e ripetitivi controlli sono stati la prova della “nuova normalità ciñese” nel giorno della riapertura del Parlamento dopo il rinvio di oltre due mesi per la pandemia di Covid-19.

La giornata si è aperta al Diaoyutai Hotel, l’albergo degli ospiti di riguardo in visita nella Repubblica popolare. Alle 6 del mattino, per la precisione, in un’aria tersa e straordinariamente pulita, lo sparuto numero dei media stranieri – tra reporter, fotografi e operatori – ha cominciato a ritrovarsi all’entrata del compound per i primi controlli. Una ventina di persone in tutto, in rappresentanza di un numero quasi pari di testate, tra cui anche l’ANSA, unica tra i media italiani.

L’hotel è stato adibito a centro per i test anti-virus ed è destinato a ospitare durante i lavori delle “due assemblee” i giornalisti e anche i diplomatici, costretti senza eccezione a sottoporsi al rigido protocollo malgrado malumori e assenze di diverse ambasciate. Il ministero degli Esteri è stato irremovibile: all’apertura della Conferenza consultiva del popolo cinese (Cppcc), uno dei due rami del Parlamento, il test sarebbe stato obbligatorio, così come lo è stato per i delegati, tra cui molti costretti alla quarantena di 14 giorni.

Ci sono volute sei ore per la conferma della negatività al virus grazie a tampone e reagente. Nel frattempo, i giornalisti erano stati invitati a salire in camere separate e in isolamento, con il conforto di cibo e bevande.

Sul bus naveta verso piazza Tiananmen, alle 14, i promemoria hanno rinfrescato le regole di condotta: “Indossare la maschera, mantenere la distanza, seguire le istruzioni”. Sulla piazza, le misure di sicurezza erano quelle delle grandi occasioni, anche di fronte a un numero di partecipanti inferiore. Guardie e polizia armata schierate, a difesa dell’arrivo dei delegati, tutti con la mascherina.

L’ingresso nella Grande sala del popolo si è risolto in pochi minuti, con tempi impensabili fino allo scorso anno. Nel palazzo, il primo impatto è stato l’odore di disinfettante, le indicazioni a limitare l’uso degli ascensori a non più di 6 persone per volta e a “rispettare”, quasi in maniera ossessiva, le distanze.

La riunione del massimo organo cinese di consulenza política si è aperto con un minuto di silenzio nel rispetto di quanti hanno perso la vita nella lotta o sono stati colpiti dal virus, osservato in piedi, a cominciare dal presidente Xi Jinping. La maggior parte dei partecipanti ha indossato la mascherina sul viso, ad eccezione dei membri del Politburo come Xi, il premier Li Keqiang, gli altri funzionari di vertice del Partito comunista, del governo e della stessa Conferenza.

Il presidente dell’assemblea Wang Yang ha parlato in generale di Taiwan, promettendo più scambi con partiti politici e gruppi sociali. “Aiuteremo i membri del Conferenza nazionale che rappresentano Hong Kong e Macao a costruire un più forte senso di missione e responsabilità politica”, sostenendo il rispetto della costituzione cinese e la Basic Law delle due città, ha aggiunto.

Le “due sessioni” sono state presentate da Pechino come un simbolo della forza del Paese, capace di riemergere dalla crisi del coronavirus in due mesi. Un commento del Quotidiano del Popolo ha rimarcato che la Cina è sopravvissuta al test della pandemia mostrando segni di una società in recupero.

Di certo, nei grandi spazi della Grande sala del popolo erano ben visibili disinfettanti e le salviette con il brand “The Great Hall of the People”. E anche una mossa leggermente fuori posto, come una foto fuori dagli spazi definiti, ha fatto scattare la reazione immediata del servizio d’ordine: “Non si deve oltrepassare la linea, c’è la pandemia”.

Insomma, questa è la nuova normalità a Pechino. E domani si replica, con l’apertura del Congresso nazionale del popolo e la relazione del premier Li su economia e riforme.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)