Covid pesa sul rendimento dei fondi pensione

Una coppia di pensionati a passeggio per strada.

ROMA.  – I rendimenti dei fondi pensione complementari nel primo trimestre a causa dello shock sui mercati finanziari legato all’emergenza da Covid 19 sono stati negativi mentre si è ridotto il patrimonio accumulato.

A scattare la fotografia sul risparmio previdenziale è stata la Covip, Commissione vigilanza sui fondi pensione, che sottolinea comunque come il sistema abbia tenuto rispetto alla situazione economica complessiva. Guardando agli ultimi 10 anni in media, sottolinea, il risultato dei Fondi è stato comunque superiore a quello del Tfr lasciato in azienda.

Al netto dei costi di gestione e della fiscalità – fa sapere la Covip –  i fondi negoziali hanno perso il 5,2% mentre i fondi aperti hanno avuto una flessione del 7,5% e i Pip, i piani individuali pensionistici, di ramo III, caratterizzati in media da una maggiore esposizione azionaria, il 12,1%.

Nei dieci anni da inizio 2010 a fine 2019, il rendimento medio annuo composto è pari al 3,6% per i fondi negoziali, al 3,8 per i fondi aperti e per i PIP di ramo III, e al 2,6% per le gestioni di ramo I.

Nello stesso periodo, la rivalutazione media annua composta del TFR è stata pari al 2% . Aggiungendo ai dieci anni gli ultimi tre mesi, i rendimenti medi annui composti scendono al 3% per i fondi negoziali e i fondi aperti e al 2,4% per i PIP di ramo III; restano pari al 2,5% i prodotti di ramo I. La rivalutazione del Tfr nello stesso periodo si conferma al 2%.

Il patrimonio dei fondi negoziali nel primo trimestre 2020 è risultato pari a 53,7 miliardi di euro con un calo del 4,3% rispetto a fine 2019. Nei fondi aperti ci sono 21,6 miliardi di euro con una flessione del 5,7%, mentre 35 miliardi sono nei Pip “nuovi” (-1,4%).  Per tutte le forme, spiega la Covip, il calo delle risorse nel trimestre è spiegato in massima parte dalle perdite in conto capitale a fronte di una sostanziale stabilità dei contributi rispetto al passato.

Il sistema della previdenza complementare – sottolinea la Commissione – ha “tenuto” rispetto alle turbolenze del mercato generate dall’epidemia. Non si è registrato un aumento delle richieste di prestazioni mentre in alcuni casi di difficoltà con accordi sindacali sono stati ritardati i pagamenti dei contributi.

Alla fine di marzo 2020 il numero di posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari era di 9,185 milioni con una crescita nel primo trimestre di 68.000 unità (+0,7%), limitata rispetto ai trimestri precedenti. Poiché il numero delle posizioni include anche quelle di coloro che aderiscono a più forme di previdenza complementare il numero degli iscritti è stimato in 8,3 milioni.

Nei fondi negoziali le posizioni sono 3,192 milioni mentre i fondi aperti contano 1,570 milioni di posizioni e i Pip 3,437 milioni.

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