Consumi a picco -47,6%, ora rimbalzo ma non basta

Signora di fronte a un negozio con a serranda chiusa.
Di fronte a un negozio con a serranda chiusa.

ROMA. – Ad aprile i consumi degli italiani sono scesi del 47,6% approfondendo il crollo del 30% già registrato a marzo. Il dato diffuso dalla Confcommercio non sorprende e certifica il grande gelo sull’economia sceso per il lockdown in seguito alla pandemia di coronavirus.

E se, come previsto, il mese di maggio provocherà un rimbalzo del Pil  di almeno il 10,5% la crescita del mese si chiuderà comunque con un -16% rispetto a maggio 2019 secondo le stime dei commercianti, il cui  presidente, Carlo Sangalli, torna a lanciare l’allarme: “Si rischiano danni permanenti per l’economia”.

Danni peraltro non facili da contenere se è vero che, come sostiene in uno studio Bain, soltanto bar e ristoranti hanno perso in questo periodo di chiusura 14 miliardi di euro,  1,6 miliardi di euro in minori entrate fiscali e messo a rischio circa 230 mila posti di lavoro. Il calo di consumi di questi due mesi che Confcommercio stima complessivamente del 38,9% ha provocato uno tsunami nella maggior parte del dettaglio e chiede “indennizzi più robusti e liquidità vera”.

Pochissimi i segmenti che sono riusciti a registrare un segno positivo mentre per molti altri, invece, soprattutto quelli legati alle attività complementari alla fruizione del tempo libero, la domanda è stata praticamente nulla con conseguenze che il sistema economico italiano “non ha mai sperimentato dopo la seconda guerra mondiale”, sottolinea Confcommercio.

Nel dettaglio, dopo il crollo di marzo e aprile, sono pochi i settori che anche a livello trimestrale non chiuderanno con un calo a doppia cifra: l’indice consumi di Confcommercio segna complessivamente un calo del 9,7% per beni e servizi (-13,4% i servizi , -8,2% i beni) con picchi che vanno dal -27,1% per la mobilità, al -18,8% per alberghi e pubblici esercizi al -13,9% per tessile e abbigliamento.

A chiudere questi tre mesi in positivo sono solo gli alimentari e le bevande (4%) ed i beni e i servizi  per le tlc (3,8%). Per quanto riguarda le altre voci di spesa si rilevano riduzioni che sfiorano in molti casi l’azzeramento della domanda, con crolli il cui recupero richiederà molto tempo, spiega ancora Confcommercio, precisando che anche nel mese di aprile, per i pochi settori per i quali era possibile, la vendita on line e le consegne a casa “non sono state sufficienti a mitigare” gli effetti del lockdown.

“La questione più grave è la concentrazione delle perdite su pochi importanti settori, come il turismo e l’intrattenimento, che sono anche quelli più soggetti a forme di distanziamento e rigidi protocolli di sicurezza, ma anche la mobilità e l’abbigliamento”.

Pertanto, la fine del lockdown non sarà uguale per tutti – sostengono i commercianti”. “Ma soprattutto, dopo la riapertura si avvertiranno anche dolorosi effetti su reddito e ricchezza che si protrarranno ben oltre l’anno in corso”.

Infatti, secondo Confcommercio, “non basteranno gli ulteriori recuperi di attività attesi da giugno in poi per cambiare significativamente la rappresentazione statistica di una realtà fragile e profondamente deteriorata”. Una realtà in cui “l’eccesso di burocrazia, male endemico di cui soffre il nostro Paese, ha presentato il suo conto anche durante la pandemia”.

Guardando ai prezzi al consumo, Confcommercio spiega che sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi, per questo mese si stima una “variazione nulla” in termini congiunturali e “una diminuzione dello 0,1%” nel confronto con lo stesso mese del 2019. E si conferma anche la tendenza alla riduzione dei prezzi degli energetici regolamentati e non.

(di Monica Paternesi/ANSA)

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