Aneddoti olimpici, Redmond: il cuore di papá che ti spinge verso la meta

Ma l’immagine che sicuramente é passata alla storia ha come protagonista il britannico Derek Redmond e suo papá nella semifinale dei 400 metri. foto cortesia

CARACAS. –L’atletica é una delle discipline sportive che fanno parte del programma olimpico sin dalla prima edizione. Sono tanti i miti di questo sport che hanno scritto pagine importanti nelle diversi edizioni dove troviamo personaggi come Jesse Owens (Hitler si rifiutò di consegnarli la medaglia d’oro nel 1936), Usain Bolt (vincitore di 8 medaglie), ed altri.

Nel 1992 i Giochi Olimpici andarono in scena a Barcellona (Spagna). La città catalana si rifece il trucco per l’evento. Quelli del ’92, erano i primi giochi post Guerra Fredda, con diverse novità: per la prima volta la Germania partecipava in maniera unificata, c’era il ritorno del Sud Africa e dalla disgregazione dell’URSS erano sorte diverse nazioni. Uno dei loro rappresentanti, il bielorusso Vitaly Scherbo, vise sei oro su otto nella ginnastica maschile. Lo svedese Janove Waldner ruppe il monopolio asiático nel tennis tavolo.

Ma l’immagine che sicuramente é passata alla storia ha come protagonista il britannico Derek Redmond e suo papá nella semifinale dei 400 metri. Lo scatto che tutti ricordiamo di quel giorno possiamo relazionarlo alla vita di tutti i giorni e del rapporto tra un padre e un figlio condensato in pochi metri e in pochi secondi.

Lui, tra i favoriti, non attende che la vittoria. Eppure, come spesso accade, il destino riserva a Derek un tiro mancino. Subito dopo la partenza, il giovane atleta, che già aveva dovuto rinunciare all’Olimpiade di Seul per un cedimento del tendine di Achille, avverte un dolore lancinante alla gamba e si accascia al suolo.

Improvvisamente, l’attenzione di tutti e 65.000 spettatori presenti non è più sulla corsa, ma su Derek che, sebbene distrutto dal dolore, incredibilmente si rialza e, zoppicando su un solo piede, prosegue lungo il percorso. Davanti i suoi occhi solo il traguardo e la voglia di arrivare nonostante abbia paura di crollare da un momento all’altro. A nulla valgono le parole dei giudici di gara che provano a fermarlo. Derek prosegue imperterrito sebbene la gara sia ormai finita.

Poco dopo aver superato i 300m si vede una persona entrare in pista che corre verso Redmond: è suo padre, quel padre che vent’anni prima lo aveva portato per la prima volta su una pista d’atletica; non ce la fa a vederlo in quelle condizioni e corre per sostenerlo. Gli si avvicina e lo sorregge aiutandolo a sopportare il dolore: Derek piange ma ha accanto a lui la migliore spalla su cui posarsi e insieme, abbracciati, padre e figlio terminano una delle più belle ed emozionanti gare dei giochi olimpici.

(di Fioravante De Simone)

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