L’accusatrice di Biden: “Rinunci alla Casa Bianca”

Joe Biden apre la campagna per le presidenziali del 2020 a Filadelfia.
Joe Biden apre la campagna per le presidenziali del 2020 a Filadelfia. Immagine d'archivio. (ANSA/EPA)

WASHINGTON.  – Joe Biden tra due fuochi. Il più pericoloso per ora sembra quello del #Metoo, dopo che la sua ex assistente Tara Reade ha rilanciato le accuse di aggressione sessuale sollecitandolo a lasciare la corsa per la Casa Bianca e affidandosi allo studio legale che ha difeso alcune vittime di Harvey Weinstein, l’ex re di Hollywood. L’avvocato che la rappresenterà, tra l’altro, è Douglas Wigdor, un ex donatore di Donald Trump.

Ma dietro l’angolo si profila un’offensiva a tutto campo del tycoon, tra una campagna milionaria di spot contro l’ex vicepresidente e il tentativo di riscrivere il Russiagate come un complotto dell’amministrazione Obama-Biden, come lascia intendere anche la clamorosa decisione del Dipartimento di Giustizia di lasciar cadere le accuse contro l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn.

“Biden non dovrebbe correre per la presidenza, vorrei che si ritirasse, ma non lo farà”, ha ammonito Tara Reade in un’intervista a Megan Kelly, l’ex conduttrice tv che torchiò il tycoon per i suoi frequenti commenti sessisti e fu tra le prime a denunciare l’allora potente presidente di Fox News Roger Ailes in una vicenda di molestie immortalata nel film ‘Bombshell’.

La donna, che ora ha 56 anni, ha raccontato nuovamente ma con più dettagli di essere stata aggredita sessualmente nel 1993 dall’allora 49enne senatore Joe Biden, che l’avrebbe spinta contro un muro, baciandola sul collo e infilandole le dita sotto la gonna. L’ex assistente ha riferito anche di aver ricevuto minacce di morte e denunciato che alleati di Biden hanno detto “cose orribili su di me” sui social media.

L’ex vicepresidente ha negato decisamente l’episodio ma ora è spuntato un documento di tre anni dopo in cui l’allora marito di Reade, Theodore Dronen, durante il loro divorzio, descrisse “un problema che lei aveva al lavoro riguardante molestie sessuali nell’ufficio del senatore Joe Biden”. Alcune persone inoltre hanno confermato che la donna parlò loro della vicenda: il fratello, un ex vicino e un ex collega. La madre invece telefonò alla Cnn per chiedere consigli dopo l’incidente.

La crociata di Tara Reade ha trovato poi uno sponsor legale, lo studio Wigdor LLP, che ha rappresentato sei accusatrici di Weinstein nel primo processo dell’era #Metoo, come pure numerose dipendenti di Fox News in casi di discriminazione razziale e di genere.

“Abbiamo deciso di prenderci cura del caso perché chiunque sia sopravvissuto a molestie sessuali ha il diritto ad una competente consulenza legale”, ha spiegato Wigdor, partner dello studio, precisando che il lavoro non sarà retribuito ed escludendo motivazioni politiche.

Nel 2016 donò 55 mila dollari alla campagna di Trump, ma in passato ha sostenuto anche alcuni dem. Il legale, che non esclude di presentare una denuncia, aiuterà Reade nel trattare con i media e con qualsiasi indagine indipendente.

Trump intanto esulta per il “gentiluomo” Flynn e profetizza altre novità, mentre i dem si indignano e preannunciano la convocazione alla Camera dell’attorney general William Barr, accusato di aver politicizzato il ministero della Giustizia e di smantellare il lavoro fatto per smascherare le interferenze russe nelle elezioni Usa. Una nuova bufera politica.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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