Coronavirus in Italia: la curva decresce, numeri bassi in tutte le Regioni

Murale dell'artista Cristina Donati Meyer intitolato 'Viva l'Italia' in una strada di Milano, 8 maggio 2020.
Murale dell'artista Cristina Donati Meyer intitolato 'Viva l'Italia' in una strada di Milano, 8 maggio 2020. ANSA/FASANI

ROMA. – La curva dell’epidemia di nuovo Coronavirus in Italia continua a decrescere e si va verso un numero più basso di casi in tutte le regioni, inclusa la Lombardia. Un segnale positivo, mentre è ancora troppo presto per avere un quadro dell’andamento dei casi nei primi giorni dalla riapertura che dal 4 maggio hanno segnato l’inizio della Fase 2. Per avere questi dati bisognerà infatti aspettare la prossima settimana.

A fare il punto sul trend dell’epidemia, il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro e Gianni Rezza, appena nominato capo del Dipartimento Prevenzione del ministero della Salute, nella consueta conferenza stampa settimanale organizzata dall’Istituto.

Un trend che apre ad un cauto ottimismo, come dimostrano i dati odierni comunicati dalla Protezione civile: sono 87.961 i malati di coronavirus in Italia, in calo rispetto a ieri di 1.663. Nella giornata di ieri la diminuzione era stata di 1.904. Sono invece saliti a 99.023 i guariti dal coronavirus, con un incremento di 2.747 rispetto a ieri. Prosegue anche oggi, inoltre, il calo dei ricoverati in terapia intensiva: sono 1.168 i pazienti nei reparti, 143 in meno rispetto a ieri.

In Lombardia sono 400, 80 meno di ieri. resta però alto il numero dei decessi: sono infatti salite a 30.201 le vittime, con un incremento di 243 in un giorno. A fronte di tali numeri, particolarmente critica sarà la fase 2.

Dall’analisi settimanale della cabina di regia tra ministero e Regioni, ha spiegato Brusaferro, si potranno fare ragionamenti per decidere misure successive. La fase 2, ha avvertito, “è molto delicata, è importante che il Paese riparta, ma il virus non ha cambiato né identità né caratteristiche, perciò violare le regole di comportamento per la prevenzione del contagio potrebbe facilitarne la circolazione”.

Per questo, ha detto Rezza, “preoccupano le immagini di assembramenti che arrivano da Milano in questi primi giorni di riapertura”. Rispettare la distanza fisica, evitare le aggregazioni, lavarsi frequentemente le mani, usare le mascherine in luoghi chiusi e all’aperto se si parla con qualcuno restano, ha aggiunto, le misure da rispettare anche nella fase 2. Al momento, comunque, il tasso di contagiosità R0 risulta sotto il valore 1 – superato il quale scatta l’allerta – ed è compreso fra 0,5 e 0,7.

Quanto ai decessi, sono state 25.354 le morti in più registrate dall’Istat dal 20 febbraio al 31 marzo, pari al 39% in più rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti, “dei quali poco più della metà sono attribuibili a Covid diagnosticato”, ha ricordato il presidente dell’Istat, Giancarlo Blangiardo. I dati riguardano 6.866 Comuni e, ha precisato, “non si tratta di un campione, ma di una selezione ragionata per avere un quadro il più completo possibile”.

Presentati anche i dati relativi ai casi tra i cittadini stranieri che vivono in Italia: sono stati 6.395 i casi di Covid-19 diagnosticati negli stranieri, pari al 5% dei casi complessivi diagnosticati in Italia. In linea di massima, ha spiegato Rezza, “si può confutare l’ipotesi di una differenza di rischio fra stranieri e italiani; probabilmente, per gli stranieri si ha un problema di ritardo nell’accesso ai test. Quando vi arrivano sono quindi più gravi, con un maggiore il rischio relativo di ospedalizzazione e di ricovero in terapia intensiva”.

Lascia un commento