Polemiche sulla missione Ue in Libia, Malta si sfila

Una nuvola di fumo riempie il cielo di Tripoli dopo un attacco con razzi lanciato da miliziani di una delle fazzioni in lotta nel paese.
Una nuvola di fumo riempie il cielo di Tripoli dopo un attacco con razzi lanciato da miliziani di una delle fazzioni in lotta nel paese. Foto archivio.(ANSA- EPA/SABRI ELMHEDWI)

BRUXELLES.  – La missione Ue Irini parte a rilento e perde subito un pezzo – con Malta che punta i piedi e si sfila – mentre crescono le polemiche sull’efficacia dell’operazione disegnata per il controllo dell’embargo Onu sulle armi alla Libia, ma che secondo i più critici finirebbe col penalizzare il Governo di Accordo nazionale di Fayez al-Sarraj, avvantaggiando il rivale, Khalifa Haftar.

A fare da sfondo c’è anche una situazione complicata di equilibri politici ed interessi europei, che va ben oltre la Libia, e coinvolge il ruolo della Turchia – alleata di al-Sarraj ma in rotta di collisione con Grecia e Cipro per le trivellazioni illegali – in un conflitto combattuto per procura, che vede Parigi strizzare l’occhio ad Haftar.

Un rompicapo che si ripropone da tempo, mentre i bombardamenti dell’uomo forte della Cirenaica sono tornati a colpire obiettivi civili a Tripoli, nei pressi all’ambasciata italiana. “Azioni inaccettabili” ha condannato Bruxelles, richiamando ad un cessate il fuoco per tornare al tavolo dei negoziati, difendendo il valore di Irini, per rafforzare la via politica alla pace.

Varata sulla carta ad aprile, la missione Ue, guidata dall’ammiraglio Fabio Agostini, (mentre il comando in mare vedrà l’alternanza di un italiano e di un greco), ha dovuto aspettare il 4 maggio per diventare operativa, dopo lunghe trattative tra i Paesi, su chi avrebbe messo a disposizione cosa, in termini di militari, navi, aerei, e satelliti.

Ma a pochi giorni dal via, al Sarraj, è tornato ad esprimere le sue obiezioni. Irini opera “nel mar Mediterraneo. Ma ai nostri nemici le armi e munizioni arrivano principalmente via terra e aria. I nostri porti saranno controllati, le nostre truppe penalizzate, mentre gli scali di Haftar saranno liberi”.

Della stessa opinione – secondo fonti diplomatiche – è anche la Valletta, che ha annunciato ai giornali la sua decisione di uscire dalla missione, ancor prima di aver inviato la lettera ufficiale alla Commissione europea.

Malta, secondo le notizie a mezzo stampa, ha posto “il veto sulle procedure di spesa per gli sbarchi di migranti” in seno al Comitato speciale che gestisce il finanziamento dei costi comuni dell’operazione militare. E anche se secondo osservatori europei la presa di posizione del governo, è più che altro una minaccia per ottenere vantaggi.

Malta accusa i partner europei di mancata solidarietà sui ricollocamenti, a fronte di un incremento degli arrivi di migranti del 438%, e avalla le obiezioni di al-Sarraj (rifornito da Ankara via mare), sottolineando che Irini ha scarso impatto sugli approvvigionamenti di armi di Haftar, che arrivano soprattutto via terra, da Egitto e Emirati Arabi Uniti.

(di Patrizia Antonini/ANSA)

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