Mondiali militari a Wuhan, “sintomi virus a ottobre”

La bandiera tricolore della delegazione d'Italia sventola nella sfilata dei Giochi Militari Mondiali a Wuhan 2019.
La bandiera tricolore della delegazione d'Italia sventola nella sfilata dei Giochi Militari Mondiali a Wuhan 2019. (ANSA/EPA)

PECHINO.  –  Può il corovanirus aver assestato i suoi colpi a Wuhan già prima di dicembre 2019, rispetto a come ufficialmente segnalato dalla Cina? I dubbi, più insistenti, corrono veloci tra i partecipanti alla 7/ma edizione dei Giochi Mondiali militari, quella dei record, con 10.000 atleti da oltre 120 Paesi che si sono sfidati in 27 discipline dal 18 al 27 ottobre nel capoluogo dell’Hubei, il focolaio del Covid-19.

“Ci siamo ammalati tutti, sei su sei nell’appartamento e moltissimi anche di altre delegazioni. Tanto che al presidio medico avevano quasi finito le scorte di medicine”, ha riferito Matteo Tagliariol, uno dei campioni della scherma azzurra, ricostruendo quanto accadutogli in quei giorni convulsi.

“Ho avuto febbre e tosse per tre settimane – ha aggiunto lo spadista, oro nell’individuale e bronzo a squadre alle Olimpiadi di Pechino 2008 – e gli antibiotici non hanno fatto niente. Poi è toccato a mio figlio e alla mia compagna. Non sono un medico, ma i sintomi sembrano quelli del Covid-19”.

La testimonianza di Tagliariol è maturata all’indomani di quelle di alcuni colleghi francesi, parte dell’ampia delegazione transalpina composta da 406 persone, di cui ben 281 atleti. Ad esempio, la pentatleta Elodie Clouvel è sembrata dare elementi in linea con quelli descritti dall’olimpionico veneto.

Intervistata dall’emittente tv Loire7, Clouvel ha detto senza mezzi termini di non temere più il contagio del Covid-19, convinta di averlo contratto e debellato.

“Penso che con Valentin (Belaud, un altro pentatleta) abbiamo già avuto il coronavirus perché eravamo entrambi a Wuhan per i Giochi Mondiali Militari. Ci siamo ammalati, lui ha saltato tre giorni di allenamenti, io ho avuto problemi mai avuti prima. E quando abbiamo parlato con un medico militare, ci ha detto: ‘penso che l’abbiate già avuto perché gran parte della delegazione si è ammalata’”.

Quanto basta per alimentare i dubbi sulla presenza del virus ben prima di quella ufficializzata da Pechino, nonostante le smentite del ministero della Difesa francese, secondo cui la delegazione francese “ha beneficiato del monitoraggio medico, prima e durante i Giochi di Wuhan, con un team dedicato e composto da circa venti persone”.

Nella delegazione “non ci sono stati casi dichiarati sia durante sia al ritorno dai Giochi assimilabili, sia pure a posteriori, al Covid-19”. Finora, ha precisato una nota del ministero, “per quanto ne sappiamo, nessun altro Paese rappresentato all’evento di Wuhan ha segnalato casi simili”. La prima infezione di Covid-19 notificata all’Oms è di fine dicembre, due mesi dopo la fine dell’evento.

Tuttavia, a marzo il South China Morning Post retrodatò al 17 novembre il primo contagio da coronavirus, in base ai documenti

governativi consultati, non pubblici e mai smentiti. E le testimonianze degli adepti della Chiesa di Gesù Shincheonji, la setta religiosa sudcoreana molto attiva a Wuhan, parlarono di voci su una “malattia misteriosa che circolava già a novembre”.

Col pressing sulla Cina del presidente Usa Donald Trump, tra la fuga del virus da un laboratorio di Wuhan e i dubbi sulla trasparenza nella lotta alla crisi, anche l’evento sportivo rischia di finire travolto dalle polemiche.

A novembre 2018, al suo lancio ufficiale a Wuhan, il presidente dell’International military Sports council (Cism), Abdul Hakeem Al Shino, rimarcò con l’ANSA “l’impegno assolutamente senza precedenti” nella storia dei Giochi, visti gli investimenti definiti da 5 miliardi di dollari. “Intendono cambiare il volto della città”, aggiunse.

La Cina, oltre a ospitare un “nuovo grande appuntamento internazionale, darà un forte segnale di pace, amicizia e serenità”, affermò il colonnello Jia Shijiang, segretario generale del Comitato dei Giochi. Col senno di poi, forse non tutti i conti potrebbero tornare.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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