Mascherine calmierate e introvabili. “Gratis ai poveri”

Due suore con la mascherina passeggiano nel parco di Pineta Sacchetti a Roma.
Due suore con la mascherina passeggiano nel parco di Pineta Sacchetti a Roma. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA.- In tanti le cercano, ma sono pochi i fortunati che le trovano. Le mascherine ‘di Stato’ – quelle garantite al prezzo calmierato di 50 centesimi più iva – sono introvabili, in particolare da lunedì scorso, data per la quale ne era stata annunciata la vendita in decine di migliaia punti vendita.

A confermare la carenza nei negozi – oltre alle segnalazioni di associazioni, cittadini e delle stesse farmacie – è anche Federdistribuzione, che proprio qualche giorno fa aveva siglato l’accordo con il Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri per la vendita su larga scala.

Dopo l’intesa con supermercati, farmacie e presto con i tabaccai, le stime erano di centomila punti vendita dei dispositivi in tutta Italia: uno ogni 600 abitanti. E invece, quelle economiche e monouso, sembrano già sparite. Un’altra emergenza è la fornitura di dpi alle persone più povere, chi non ha nemmeno quei 50 centesimi: fonti ministeriali fanno sapere che il governo è al lavoro su una norma per garantire la fornitura di mascherine gratis a chi sia in difficoltà economica.

Della misura si sarebbe discusso negli ultimi vertici di maggioranza: per l’intervento dovrebbero essere stanziati fondi ad hoc nel decreto di maggio. Tornando alla carenza dei dispositivi, Federdistribuzione spiega all’ANSA che “le nostre aziende hanno quasi esaurito le scorte di circa nove milioni di pezzi disponibili al 26 aprile scorso”: entro qualche giorno ci sarà il riapprovvigionamento, in 8mila grandi negozi.

E monta la protesta dello stessa federazione dell’ordine dei farmacisti: “Siamo sdegnati da questo pessimo modo di gestire la vicenda – sostiene il vice presidente Luigi D’Ambrosio Lettieri -. Siamo anche disponibili alla distribuzione gratuita”, purché “le fornisca il governo”.

Solo qualche giorno fa lo stesso Arcuri si è affrettato nella stipula di accordi che prevedessero un ristoro per molte aziende: una sorta di risarcimento per chi aveva i dispositivi in stock, pagati ai grossisti di più rispetto al prezzo ‘popolare’ fissato solo in seguito dal governo. E ora, per i prossimi approvvigionamenti, la speranza è che arrivino in fretta le made in Italy.

Quelle a prezzo calmierato sono acquistabili – quando si trovano – a 61 centesimi iva inclusa, ma sono finora per la maggior parte importate, e vengono vendute ai distributori intermedi a 38 centesimi, alle farmacie a 40 e al pubblico a 50, con l’aggiunta poi dell’iva. Ma queste ultime al momento – spiegano i venditori – riguardano ancora gli stock precedenti. I nuovi arrivi che erano previsti non sono ancora stati immessi nel ciclo distributivo e non sono arrivati ancora nei depositi.

“Prima di fare altri ordini “aspettiamo che venga prodotta la ‘mascherina Italia’ che dovremmo pagare 40 centesimi”, sottolinea il presidente di Federmarma Puglia, Vito Novielli. Intanto nei negozi rimangono solo i dpi più costosi, dalle lavabili alle ffp2 e ffp3.

Tra le città più ‘a secco’ ci sono Milano, Napoli, Bari e Palermo. Ma anche in tanti negozi e supermercati della Capitale quelle a 50 centesimi sono merce rara. “Quelle le abbiamo già finite da tempo”, spiegano i commessi in alcuni market. “In realtà – sottolinea il titolare di due farmacie, in provincia di Bari e di Foggia – gli unici che ci consentono un minimo di guadagno sono i grossisti, che le vendono a noi a 40 centesimi, ma ormai hanno esaurito le scorte”. “Ieri – aggiunge – ne ho avute solo 50 e le ho vendute in cinque minuti. Oggi me ne arrivano altre 30 e sono già tutte prenotate”.

Un ulteriore tentativo di aiuto ai cittadini è arrivato dall’Agenzia delle Entrate, che dà diritto allo sconto del 19% in dichiarazione dei redditi, per l’acquisto di mascherine con marcatura CE. La domanda dei dispositivi di protezione individuale cresce e le mafie stanno già provando ad entrare nelle pieghe del mercato.

A confermare il “grande interesse da parte delle organizzazioni criminali”, sottolinea il procuratore nazionale Antimafia, Cafiero de Raho, ci sono gli investigatori, che – riferiscono – hanno già avviato “indagini su alcune aziende”.

(di Lorenzo Attianese/ANSA)

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