Italiani disciplinati in avvio della Fase 2, poche le sanzioni

Un momento dei controlli della Polizia di Stato per il rispetto delle disposizioni contro l’epidemia Covid-19, Milano
Un momento dei controlli della Polizia di Stato per il rispetto delle disposizioni contro l’epidemia Covid-19, Milano. ANSA/US POLIZIA

ROMA. – Gli italiani assaporano la ‘semilibertà’, ma rispettando le regole. Almeno finora. Parte infatti col piede giusto anche la Fase 2, dopo i dati positivi del lockdown totale finito domenica scorsa. Ieri – primo giorno con le nuove prescrizioni attenuate che ci accompagneranno fino a domenica 17 maggio – i trasgressori denunciati dalle forze dell’ordine sono stati 3.800, pari all’1,5% dei controllati totali (258.170).

Nella Fase 1, dall’11 marzo al 3 maggio, la quota dei sanzionati era stata del 3,4%, più del doppio. E domenica, ultimo giorno della prima fase, su un numero minore di controllati (221.409) si era registrata una più alta quantità di sanzionati (5.325).

Cifre accolte con sollievo al Viminale, che attende comunque di vedere l’evoluzione delle denunce nei prossimi giorni per verificare se la disciplina dei cittadini continua a tenere. Agli italiani era stato chiesto autocontrollo, alle forze di polizia prudenza ed equilibrio nella valutazione dei singoli casi, nella consapevolezza del forte impatto che le regole di convivenza con il Coronavirus hanno sulla vita quotidiana.

E, almeno nella prima giornata, i numeri indicano che gli appelli sono stati accolti. Solo in 3.691 sono stati sanzionati per il mancato rispetto delle misure di contenimento sugli spostamenti (da 400 a 3mila euro la punizione); 98 per false attestazioni/dichiarazioni; 11 per violazione della quarantena.

I controlli hanno riguardato anche le attività e gli esercizi commerciali, molti dei quali proprio ieri hanno riaperto, seppure in maniera ridotta, dopo una lunga pausa. Dei 100.816 esercizi monitorati, il provvedimento di chiusura è scattato soltanto per 23; 96 i titolati sanzionati.

Una prima giornata ordinata, dunque, a fronte delle preoccupazioni della vigilia. E’ stato mantenuto alto il numero di controlli, non più a tappeto, ma in zone mirate, dove più alto era il rischio di assembramenti: stazioni, parchi, lungomari, aree della movida. Ed i risultati arrivati dalle prefetture confortano il ministero, al di là del fatto che qualche mascherina in più in giro non avrebbe guastato.

La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha colto l’occasione per ringraziare con una lettera prefetti, ai quali spetta il non facile compito di applicare le prescrizioni. “In questo tempo senza precedenti, di smarrimento e di sofferenza, in cui tutti siamo stati costretti a vivere limitazioni mai conosciute prima – ha scritto la ministra – sin da subito siete stati chiamati a svolgere, in prima linea, un ruolo ancor più nevralgico, confrontandovi con compiti nuovi, in una continua e non facile azione di contemperamento tra rigore e comprensione”.

E tra le direttive assegnate ai prefetti c’è anche quella di vigilare sulle risorse pubbliche concesse alle imprese per favorire la ripresa. Una nuova circolare del capo di Gabinetto li ha invitati a rispettare l’esigenza di assicurare una tempestiva erogazione dei fondi, senza però “sacrificare le ineludibili necessità di prevenzione amministrativa antimafia, particolarmente avvertite in questo momento storico”.

E nel caso di interdittiva antimafia, è previsto che “il soggetto finanziatore provveda all’immediata revoca del contratto di finanziamento e siano avviate le iniziative volte al recupero, anche forzoso, del credito”.

(di Massimo Nesticò/ANSA)

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