Migranti: altri sbarchi a Lampedusa, hotspot pieno

Lo sbarco a Lampedusa dell'imbarcazione con circa 67 persone a bordo in una foto d'archivio.
Lo sbarco a Lampedusa dell'imbarcazione con circa 67 persone a bordo in una foto d'archivio. ANSA

PALERMO. – Tre sbarchi in poche ore, l’ultimo alle tre di stanotte, quando dieci tunisini sono arrivati al molo Favaloro e si sono confusi con gli altri 138 migranti di due precedenti sbarchi, bloccati su quella striscia di cemento che da quasi un mese è il ricovero di chi arriva dopo la traversata in mare. L’hotspot dell’Isola, infatti, ospita già 116 extracomunitari (20 in più della capienza massima consentita) da 27 giorni.

Ma non è solo questione di numeri: al tempo del coronavirus, i nuovi arrivati non possono unirsi a chi ha già trascorso la quarantena in isolamento e attende di lasciare l’Isola. Farlo significherebbe far ripartire da capo la conta dei giorni.

E così, stamattina 82 dei nuovi arrivati sono stati imbarcati sul traghetto di linea per Porto Empedocle; altri 64 sono tutt’ora sul molo, mentre 44, dopo una notte all’addiaccio, tre giorni fa sono stati portati nella Casa della Fratellanza, gestita dalla parrocchia, e lì dovranno trascorrere due settimane in isolamento. Hanno, sì, un tetto sulla testa, ma continuano a dormire sul pavimento.

Il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, che non prende sottogamba la crisi economica in cui versa l’isola per l’azzeramento dei flussi turistici, invoca l’arrivo di una nave per la quarantena, come è accaduto a Palermo lo scorso 17 aprile, quando 183 migranti sono stati trasferiti sulla Rubattino della compagnia Tirrenia, da dove sono sbarcati ieri, dopo l’esito favorevoole dei tamponi.

“A Lampedusa – dice Martello – ci sono più emergenze: una si chiama coronavirus e una migranti. Ci sentiamo discriminati: non si capisce per quale motivo la nave viene messa davanti al porto di Palermo, mentre a Lampedusa le persone devono restare in mezzo alla strada. Se la nave dovesse ancora ritardare, non capiamo per quale motivo le motovedette, che ci sono a Lampedusa o che stazionano vicino all’Isola, non trasferiscono i migranti soccorsi direttamente sulla terraferma. Anche questa è Italia e il presidente del Consiglio farebbe bene a ricordarsene”.

Un appello al governo italiano e alle istituzioni Ue arriva anche dalla Ong Mediterranea, affinché “non lascino da sola Lampedusa: se l’isola viene considerata la ‘Porta d’Europa’, tutti devono farsi carico di soluzioni rispettose dei suoi abitanti e dignitose per i migranti”.

(di Francesco Terracina/ANSA)

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