Coronavirus: primo focolaio in un allevamento in Olanda

Coronavirus, focolaio nell'allevamento di visoni in Olanda.
Coronavirus, focolaio nell'allevamento di visoni in Olanda. (RaiNews)

ROMA. – Dopo gatti, furetti, cani e criceti il nuovo coronavirus ha colpito anche i visoni, provocando il primo focolaio finora rilevato in un allevamento. E’ accaduto in Olanda, dove il focolaio è stato segnalato dall’Organizzazione mondiale per la salute animale (Oie) attraverso la rete internazionale Promed, una sorta di osservatorio delle malattie emergenti.

L’allevamento è diventato così un laboratorio in cui studiare il comportamento del virus nei visoni che, con il pangolino e lo zibetto, potrebbero essere fra gli animali in cui è avvenuta la ricombinazione genetica da cui è nato il nuovo coronavirus. Si tratta di capire inoltre come si è generato il focolaio e se c’è il rischio che l’epidemia possa estendersi.

Le prime preoccupazioni sul rischio di contagio negli animali erano in febbraio, dopo la contaminazione occasionale a Hong Kong di un cane da parte di una donna malata avvenuto. Il primo contagio in un gatto è stato diagnosticato a fine marzo in Belgio, dalla facoltà di Medicina veterinaria dell’Università di Liegi. Anche in quel caso il contagio era partito dall’uomo. Altre infezioni nei gatti sono avvenute in aprile a New York e nella stessa città è risultata positiva una tigre del Bronx Zoo.

Dopo questi casi sporadici, è la prima volta che compare un focolaio in un allevamento di animali e, come ha più volte rilevato la virologa Ilaria Capua dell’Università della Florida, era prevedibile che un virus di origine animale tornasse a infettare gli animali.

Preso atto del focolaio nell’allevamento di visoni, l’Istituto olandese per la sanità pubblica e l’ambiente (Rivm) ha deciso di non abbattere gli animali per non esporre il personale a rischi maggiori, né gli animali sono stati spostati dall’allevamento per evitare di diffondere l’infezione.

Considerando che, sebbene non possa essere escluso l’impatto di infezioni animali sulla salute umana, l’istituto ritiene che in questa fase a trainare la pandemia sia la trasmissione da uomo a uomo. Di conseguenza il focolaio nell’allevamento di visoni non è considerato un rischio addizionale per la salute pubblica.

L’allevamento è ora un laboratorio per studiare l’epidemia nei visoni, ricostruirne l’origine e per evitare l’ulteriore diffusione. Considerati una delle specie nelle quali potrebbe essere nato il nuovo coronavirus, i visoni sono allevati soprattutto nel Nord-Est della Cina; in Olanda gli allevamenti saranno vietati a partire dal 2024, così come accadrà in molti altri Paesi europei.

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