Consumi a picco. Confcommercio: “84 miliardi in meno nel 2020”

Consumi: donne ferme davanti a bancarelle della frutta e verdura
Consumi: donne ferme davanti a bancarelle della frutta e verdura, prima del lockdown da coronavirus. (ANSA)

ROMA. – I consumi vanno a picco con le chiusure per il coronavirus: -84 miliardi stima la Confcommercio per il 2020. E mentre ci si prepara ad aperture parziali molti commercianti in tutta Italia protestano restituendo le chiavi dei loro esercizi o incatenando le serrande. In particolare manifestazioni a Napoli e a San Donato milanese.

Intanto cambia la spesa degli italiani: si è passati – spiega Coop – dalla ‘spesa da bunker’ al più pratico comfort food. Con due ‘casi’ che ben rappresentano il trend del momento: boom per gli acquisti di cloranti per capelli e calo a 2 cifre per la vendita dei preservativi. Il lockdown non favorisce certo gli incontri romantici.

“Nel 2020 i consumi crolleranno di 84 miliardi di euro: – spiega il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli – una perdita insopportabile per l’economia e la società italiana. Senza un vero sostegno non ci sarà nemmeno una Fase 2 per le nostre imprese che hanno assoluto bisogno di indennizzi e contributi a fondo perduto, prestiti senza burocrazia e moratoria fiscale per quest’anno. Ma bisogna agire per poter ripartire subito, in sicurezza, e ridare una prospettiva di fiducia e di speranza che oggi non c’è”.

L’Ufficio studi di Confcommercio anticipa questa mega-perdita parlando di una valutazione prudenziale e basata su una ipotesi di progressiva e graduale riapertura delle attività economiche, considerando la data del primo ottobre per il ritorno ad una fase di totale normalità. Quindi potrebbe anche andar peggio.

Oltre tre quarti della perdita dei consumi, prosegue, sono concentrati in pochi settori di spesa: vestiario e calzature, automobili e moto, servizi ricreativi e culturali, alberghi, bar e ristoranti. Questi ultimi due, in particolare, sono i comparti che registrano le cadute più pesanti: -48,5% per i servizi di alloggio e -33,3% per bar e ristoranti.

Per questi due settori le stime, rimarca Confcommercio, sono “molto prudenziali” e le cadute potrebbero risultare a consuntivo “decisamente più gravi” se il ritorno alla “nuova” normalità sarà particolarmente lento.

“E’ evidente – sottolinea – che con un crollo della domanda così pesante la sopravvivenza stessa di questi comparti è messa a serio rischio”. “Molto dipenderà – afferma comunque l’ufficio studi di Confcommercio – dall’efficacia dei provvedimenti del Governo di sostegno alla produzione e al consumo, sia quelli già adottati sia quelli futuri”.

Cambia intanto la spesa: otto settimane di quarantena – spiega Coop – hanno provocato contraccolpi inevitabili sulle abitudini di spesa degli italiani generando una prima e una seconda fase dove alcuni comportamenti ritornano e altri cambiano.

La prima reazione è stata quella degli assediati da bunker. Gli italiani, venuti a sapere che il Covid19 era presente nel Paese, sono corsi al supermercato per fare delle vere e proprie scorte da assedio. Tra il 24 febbraio e il 15 marzo infatti le vendite totali del sistema Coop Italia hanno registrato un +14,6%. Poi la spesa si è fatta moderata e la crescita delle vendite si è attestata nel totale delle 8 settimane (24 febbraio – 19 aprile) al +5,6%. A sostenere le vendite il food confezionato (da solo fa un +10,3% per tutto il lockdown).

Un paio di reazioni degne di nota. Ne hanno molto beneficiato le colorazioni per capelli, passate dal +25% delle prime tre settimane al +164% del periodo tra il dal 16 marzo e il 19 aprile. Hanno invece pagato un prezzo salato le vendite di preservativi che nell’ultima fase del lockdown scendono di un -37%. E le mascherine? Hanno raggiunto picchi di crescita nelle vendite di +1616%.

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