Polonia nel mirino Ue,”mina l’indipendenza dei giudici”

Il leader polacco Jaroslaw Kaczynski, (tio.ch)

BRUXELLES.  – “Non lasceremo che il virus uccida la democrazia”: Bruxelles lancia una nuova procedura di infrazione contro la Polonia guidata dai conservatori nazionalisti di Diritto e giustizia (PiS). Nel mirino di questa iniziativa a tutela dello stato di diritto nel Paese dell’Europa centro-orientale – la quarta in tre anni – sono ancora una volta le leggi di riforma del sistema giudiziario.

Le norme, entrate in vigore il 14 febbraio, “minano l’indipendenza dei giudici, sono incompatibili con i trattati dell’Ue e pongono il serio rischio di un controllo politico”, ha ammonito la vicepresidente della Commissione europea, Vera Jurova.

Il governo polacco, manovrato dal leader del Pis Jaroslaw Kaczynski, è avvertito, e con lui quello ungherese di Viktor Orban: restano osservati speciali, nonostante il coronavirus ed il suo strascico di conseguenze catastrofiche.

“Monitoriamo” lo stato d’emergenza proclamato da 20 Stati membri, ed in particolare le misure adottate da Varsavia e da Budapest, ha evidenziato Jurova. “Riconosciamo che una situazione eccezionale richieda soluzioni eccezionali, ma questo non significa che la costituzione ed il Parlamento debbano essere spenti ed i giornalisti silenziati”.

Oltre alle forzature al sistema giudiziario polacco, a Bruxelles non è sfuggito il colpo di mano sulla legge elettorale imposto dal Pis, che invece di rimandare le elezioni presidenziali del 10 maggio al termine dell’emergenza del Covid-19, ha previsto un voto obbligatorio per corrispondenza.

Una mossa, che secondo molti osservatori, cela il tentativo di assicurare un secondo mandato a Andrzej Duda, contro la candidata dell’opposizione, Malgorzata Kidawa-Blonska.

A Bruxelles non è passato inosservato neppure l’ennesimo attacco ai diritti delle donne, con una manovra per inasprire ulteriormente la legge sull’aborto, già tra le più restrittive in Europa. In questo caso però, grazie anche alle proteste di piazza avvenute nonostante il ‘”ockdown”, il disegno di legge presentato dai gruppi ultraconservatori, è stato bloccato in Parlamento, col rinvio ad una commissione parlamentare.

Secondo un rapporto pubblicato dal think tank tedesco Bertelsmann Stiftung International Transformation Index che ha analizzato la qualità della democrazia in 137 Stati in via di sviluppo o transizione, in circa un quinto dei Paesi la qualità della democrazia è diminuita o il livello di repressione è tornato a crescere.

Tra gli altri, gli esperti hanno puntato il dito proprio sul l’autoritarismo in Ungheria e la sottomissione alla politica del sistema giudiziario in Polonia.

Una situazione preoccupante insomma, finita un po’ in sordina al Consiglio Ue in questi ultimi mesi di pandemia, ma che potrebbe tornare prioritaria con la prossima presidenza di turno tedesca, al via da luglio, quando si tireranno anche le fila della partita sul bilancio pluriennale dell’Ue.

Tra le clausole collegate al budget, al quale verrà ancorato il Recovery fund per far fronte allo sfacelo economico da Coronavirus, è prevista anche una condizionalità, che chiude i rubinetti degli aiuti per quei Paesi, che come Polonia e Ungheria, non rispettano lo stato di diritto. Chissà se i soldi comunitari riusciranno dove le procedure legali hanno portato scarsi risultati.

(di Patrizia Antonini/ANSA)

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