Cina ora pensa al rilancio, convocate le “due assemblee”

Un venditore aspetta per clienti in un negozio aperto a Wuhan, Cina.
Un venditore aspetta per clienti in un negozio aperto a Wuhan, Cina. (ANSA/EPA/ ROMAN PILIPEY)

PECHINO.  – La politica nazionale cinese ha lanciato il segnale di ritorno alla normalità, convocando per il 22 maggio la sessione annuale del parlamento: il governo ha così manifestato la fiducia sulla capacità di prevenzione e controllo della pandemia del Covid-19 nel Paese e la volontà di ripartire.

Ogni anno, il Congresso nazionale del popolo sviluppa le sue attività dal 5 marzo per circa 10 giorni nella Grande sala del popolo di Pechino, con circa 3.000 delegati convenuti da tutta la nazione per fissare gli obiettivi di crescita e per approvare le politiche chiave per l’anno in corso.

Insieme alla Conferenza consultiva politica del popolo cinese (Cppcc), che partirà il 21 maggio e di cui fanno parte altri 2.700 delegati circa tra celebrità, star dello sport e imprenditori, formano “le due assemblee” (lianghui), l’evento politico ed economico dell’anno.

Nel mezzo della lotta al coronavirus, Pechino annunciò a fine febbraio il rinvio del doppio appuntamento, aprendo scenari del tutto impensabili. All’apparenza, c’erano timori all’interno del Partito comunista e del governo che un raduno nella capitale da tutta la Cina avrebbe potuto far aumentare “significativamente” il rischio di peggioramento del contagio.

Il Congresso si era riunito il 5 marzo di ogni anno dal 1998, anche nel 2003 quando un virus causò la sindrome respiratoria acuta grave (Sars).

Con l’economia bloccata per più di due mesi di fila, si sono rafforzati i rumor che questa volta la leadership del presidente Xi Jinping possa non annunciare un target di Pil per il 2020, viste le difficoltà a far ripartire le attività produttive e al livello globale, dove la pandemia non è affatto sotto controllo.

“L’attuale situazione di prevenzione e di controllo del coronavirus ha continuato a migliorare e la vita economica e sociale è gradualmente tornata alla normalità”, ha riferito il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo, in una nota. “Tenendo conto di tutti i fattori, le condizioni sono state soddisfatte” per poter convocare la sessione parlamentare.

Da quando il coronavirus è stato rilevato per la prima volta nella città di Wuhan alla fine del 2019, i contagi complessivi sono saliti a quota 82.858, con 77.578 guariti e 4.633 decessi.

Sulla scia dell’impatto del virus, l’economia cinese ha avuto un tracollo del 6,8% a gennaio-marzo 2020, il primo calo da circa 30 anni, con la produzione industriale in picchiata dell’8,4% e le vendite al dettaglio del 19%.  L’ultima contrazione annua dell’ economia è del 1976, anno conclusivo della Rivoluzione culturale di Mao Zedong.

Alla leadership di Xi l’onere di definire le strategie che risolvano il drammatico problema della disoccupazione e che vadano oltre l’1,2% di Pil ipotizzato per la Cina dalle ultime stime del Fmi, nell’era del Covid-19.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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