Gentiloni: Calo Pil 2020 peggio della crisi finanziaria

il commissario agli affari economici della Ue Paolo Gentiloni.
il commissario agli affari economici della Ue Paolo Gentiloni. ( ANSA/GIUSEPPE LAMI)

BRUXELLES.  – Una crisi economica più potente di quella finanziaria di dieci anni fa, va affrontata con  strumenti potenti, innovativi e mai immaginati finora. A questo lavora la Commissione europea, spiegano i commissari Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni, consapevoli del difficile compito che li attende assieme alla presidente Ursula von der Leyen: mettere a punto la proposta del prossimo bilancio europeo, che comprenda anche il Recovery fund, equilibrata a sufficienza da accontentare tutti.

La pandemia “ha cambiato l’outlook, che era già fragile prima, ma ora è chiaro che una profonda recessione in Ue è inevitabile quest’anno”, ha detto il commissario agli affari economici Gentiloni in audizione alla commissione econ del Parlamento Ue.

“Presenteremo il 7 maggio le previsioni economiche”, spiega, e anticipa che “avremo una forte contrazione del Pil, peggiore di quella della crisi finanziaria”, e simile alla recente previsione del Fmi che per l’Ue vedeva un crollo del 7,5% per il 2020. É per questo che “tutte queste iniziative” anti-crisi prese finora “non saranno abbastanza, serve di più, serve un set di misure senza precedenti”, che utilizzi “strumenti innovativi”.

Quindi “non basta mettere un po’ di soldi nei vecchi strumenti”. Il Recovery Fund deve perciò funzionare “il prima possibile, perché la crisi è qui e ora”, e se si continua ad affrontarla con strumenti perlopiù nazionali si avranno “conseguenze diverse a seconda dei Paesi” già dal prossimo mese.

La Commissione vorrebbe presentare la proposta di bilancio Ue e quella di Recovery fund possibilmente il 7 maggio, assieme alle previsioni economiche, visto che si baserà molto su quelle cifre. Il vicepresidente Dombrovskis assicura che ci sarà “una importante parte di anticipi”, che il tetto sarà più alto, che “si concentrerà sulle regioni più colpite e sarà ambizioso”.

Sono però ancora molte le questioni aperte su cui si lavora, spiega il vicepresidente: “le modalità esatte di finanziamento, quanto viene dall’aumento dell’ ‘headroom’ (la differenza tra spese e impegni del bilancio Ue) o da risorse proprie aggiuntive, quanto va a prestiti e sovvenzioni”. In pratica, tutti gli aspetti più controversi che dividono ancora il Nord e il Sud dell’Ue. Ma ha assicurato che “circostanze straordinarie richiedono di pensare fuori dagli schemi”, quindi la proposta sarà dell’ordine di grandezza richiesto dal Sud, cioè di circa 1.500 miliardi di euro.

Intanto si continua a lavorare per mettere a punto tutti i dettagli del Mes, in tempo perché sia operativo il primo giugno, come chiesto dai leader europei. Ci lavorano insieme i Governi (nel formato degli sherpa dell’Eurogruppo), il Mes stesso e la Commissione europea. La questione principale da decidere è quali sono le spese che può finanziare, interpretando la frase sibillina inserita nelle conclusioni dell’Eurogruppo (“spese dirette e indirette legate al Coronavirus”).

C’è poi da decidere la maturità dei prestiti. Se ne occuperanno giovedì gli sherpa, e probabilmente l’8 maggio l’Eurogruppo. Servirà poi un’altra riunione del board del Mes, cioè i ministri dell’Eurozona, per dare il via libera finale.

(di Chiara De Felice/ANSA)

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