L’Oms: in Europa metà dei morti nelle case di riposo

Una anziana affacciata all'istituto Palazzolo Don Gnocchi di Milano.
Una anziana affacciata all'istituto Palazzolo Don Gnocchi di Milano. (ANSA)

ROMA.  – Sono i moderni lazzaretti in questa peste del XXI secolo, i buchi neri della pandemia: in diversi Paesi d’Europa la metà dei morti da coronavirus erano anziani ospitati nelle case di riposo, falcidiati in massa dal Covid-19.

“Una tragedia umana inimmaginabile”, quella denunciata dall’Organizzazione mondiale della sanità, che ha fotografato una situazione ancora “profondamente preoccupante” vissuta in questo tipo di strutture.

Che gli anziani – e con loro spesso anche le persone chiamate a prendersene cura – fossero le vittime più colpite del nuovo coronavirus lo si era capito fin da subito, quando arrivavano le notizie dei primi decessi e i primi dati sulla mortalità. Ora i numeri sembrano certificarlo ancora una volta. Tra i Paesi dove il fenomeno è risultato più eclatante figura la Francia, dove al 15 aprile il 49,4% dei morti erano residenti in case di riposo, secondo dati comunicati dall’Oms alla France Presse.

In Irlanda il numero dei decessi in queste strutture – emerge dai dati aggiornati al 13 aprile – risultava addirittura il 55,2% del totale.

Il direttore europeo dell’agenzia delle Nazioni Unite, Hans Kluge, ha invitato a ripensare con urgenza il modo in cui funzionano le case di cura “oggi e nei mesi a venire”. Sottolineando che “le persone compassionevoli e dedicate che lavorano in quelle strutture – spesso sovraccaricate di lavoro, sottopagate e prive di protezione adeguata – sono gli eroi di questa pandemia”.

Intanto, l’Europa procede a velocità alternate – quasi a tentoni – verso la cosiddetta fase 2 del graduale ritorno a una parvenza di normalità. Da ultima è stata la cancelliera tedesca Angela Merkel a tirare il freno, criticando la fretta di riaprire degli Stati federati. Nell’allentare le restrizioni, alcuni Laender “sono stati molto decisi, per non dire troppo decisi”, ha sottolineato davanti al Bundestag, il parlamento tedesco.

La cancelliera ha precisato che la situazione è “ingannevole e fragile” e ha messo in guardia dal rischio che la Germania possa perdere i buoni risultati ottenuti finora nella gestione dell’emergenza.

In Germania, il tasso di contagio del coronavirus è lievemente salito negli ultimi giorni, e adesso ogni persona contagia quasi una persona, e anche il tasso di mortalità è aumentato: era al 3,2% due giorni fa, con 5.094 vittime e 148.046 contagiati.

Nel Regno Unito il lockdown generale, introdotto dal premier Boris Johnson il 23 marzo e poi rinnovato, sarà soggetto a una seconda verifica il 3 maggio. Ma al momento il governo considera prematuro anche solo parlare di piani futuri di exit strategy, dati i numeri tuttora elevati di contagi e morti nel Paese.

La Francia, come già altri Paesi europei, si avvia invece verso la riapertura delle scuole l’11 maggio, anche se dall’Eliseo è arrivata una precisazione: il ritorno degli alunni sui banchi sarà su base volontaria dei genitori e senza obblighi. La prossima settimana si dovrebbe conoscere il piano complessivo del governo francese per entrare nella fase 2.

Potranno invece tirare finalmente un sospiro di sollievo i bambini in Spagna. A partire da domenica i minori di 14 anni saranno autorizzati a uscire un’ora al giorno fra le 9 del mattino e le 21, sempre accompagnati da un adulto e a massimo un chilometro da casa. L’ultimo miglio – sperano in tanti – prima della libertà definitiva.

(di Salvatore Lussu/ANSA)

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