Il Museo del Baseball festeggia il 18esimo anniversario

CARACAS – Stando alle diverse cronache, la prima gara di baseball in Venezuela si é disputata il 23 maggio del 1893. Da lí, in poi lo sport che ha come scenario un diamante é entrato nel cuore dei venezuelani e sono tantissimi i “peloteros” che portano in alto il nome della terra di Bolívar per il mondo. Lo sport della mazza e del guantone fa parte anche del linguaggio popolare: “estoy en 3 y 2” (vale a dire essere spalle al muro), “jugar doble play” (fare doppio gioco) ed altre.

Per celebrare quest’amore tra i venezuelani e la “pelota”, nel 2002, nella città di Valencia veniva inaugurato il Museo del Béisbol. Questa sorta di tempio degli immortali nasce da una iniziativa di Carlos Daniel Cárdenas e la sua passione per questo sport.

Le persone che visiteranno il Sambil di Valencia, scopriranno che dentro le sue viscere nasconde questo posto dove si respira baseball.

Il museo occupa una superficie di 2.300 metri quadrati distribuiti in due piani. Nel primo, i tifosi possono percorrere quattro sale con i cimeli dei peloteros, dirigenti e giornalisti. C’è un auditorio intitolato a Luis Aparicio, una galleria d’arte che porta il nome dell’italo-venezuelano Andrés Galarraga Padovani, una biblioteca di baseball ed uno store.

Mentre nel secondo piano del Salón de la Fama ci sono due box per battitori, una redazione e una mostra permanente dove i tifosi possono ammirare la triple corona vinta da Miguel Cabrera nel 2012.  Questo riconoscimento premia il pelotero che al termine delle stagione risulta contemporaneamente il migliore in tre diverse voci statistiche: media battuta (AVG), fuoricampo (HR) e punti battuti a casa (RBI).

Tra i personaggi che hanno un posto in questo tempio degli immortali troviamo gli italo-venezuelani: José del Vecchio (dirigente), Andrés Galarraga Padovani (giocatore), Juan Reggetti (dirigente) e Giovanni Carrara (giocatore).

(di Fioravante De Simone)

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