CARACAS – Edwin “Inca” Valero aveva tutto: fama, rispetto, una bella familia, soldi. Aveva tutto fino a quel 19 aprile di dieci anni fa, giorno in cui decise di dare una svolta alla sua vita, giorno in cui uccise sua moglie. Forse, poi non resse al dolore e al rimorso dopo averla massacrata di coltellate.
Così il due volte campione del mondo (superpiuma Wba e leggeri Wbc) Edwin ‘Inca’ Valero, nato il 3 dicembre 1981 nello stato Mérida, si suicidò mattina di dieci anni fa dopo essere stato arrestato per l’assassinio della compagna, la 24enne Jennifer Carolina, uccisa a coltellate nella stanza di un’albergo nello stato Carabobo.
L’ex pugile fu trovato in fin di vita nel carcere di Carabobo. Quando la polizia penitenziaria lo soccorse – gli agenti erano stati avvisati da un altro detenuto – il pugile, che si era impiccato usando i suoi stessi vestiti, dava ancora qualche segno di vita. Ma non ci fu nulla da fare.
Avrebbe dovuto comparire il giorno dopo in tribunale per l’udienza di convalida del suo arresto. Prima di questa assurda svolta alla sua vita, Valero aveva vinto 27 gare, tutte ottenute per KO e 18 di queste nella prima ripresa. Questi numeri lo avevano portato tra i migliori pugili della Associazione mondiale di pugilato. Aveva lasciato il titolo mondiale dei leggeri per passare nella categoria superiore (ambiva ad una sfida con il fuoriclasse filippino Manny Pacquiao).
Valero era considerato uno dei migliori pugili in assoluto. Ma ha perso il match più importante, quello della sua vita privata. Prima che i suoi problemi personali avessero il sopravvento, era in cura per dipendenza dall’alcol ed aveva avuto guai con la giustizia per maltrattamenti alla moglie. Il 9 aprile 2010 doveva partire per la riabilitazione a L’Avana, ma la sorte aveva per lui altri piani.
(di Fioravante De Simone)
