L’Oms avverte l’Europa: “Siamo ancora nella tempesta”

ROMA.  – L’Oms mette in guardia i Paesi europei che stanno allentando le restrizioni per rimettersi in piedi dopo gli schiaffi del coronavirus: il Vecchio Continente “è ancora nel bel mezzo della tempesta”, perché nonostante “segnali incoraggianti” i “numeri continuano a salire”.

Lo dimostra il caso della Gran Bretagna, che a fronte del vertiginoso aumento quotidiano delle vittime ha deciso di estendere il lockdown.

Il rallentamento dell’epidemia in alcuni Paesi europei ha spinto i governi a sviluppare i piani per la cosiddetta fase 2 e ad allentare alcune misure per ridare ossigeno all’economia.

L’Austria ha riaperto i negozi, la Spagna è ripartita da fabbriche e cantieri, la Svizzera il 27 aprile avvierà un “de-confinamento graduale”, la Danimarca ha rimandato a scuola la metà dei suoi ragazzi, Germania e Francia dovrebbero fare lo stesso il mese prossimo. Anche l’Italia si è mossa, con molta cautela.

I numeri, però, ricordano che l’Europa nel suo complesso è ancora l’epicentro della pandemia: 90.000 morti, più del 65% del totale, e oltre la metà dei due milioni di contagi registrati in tutto mondo. Inoltre, “negli ultimi 10 giorni il numero di casi segnalati nella regione è quasi raddoppiato”, ha spiegato il capo di Oms Europa Hans Kluge.

L’organizzazione sanitaria mondiale comprende che le politiche di distanziamento sociale stanno “colpendo le vite e i mezzi di sussistenza”, ma per allentare la presa servono delle garanzie: ad esempio, che la trasmissione del virus sia controllata e che i sistemi sanitari abbiano la capacità di testare, identificare, tracciare e isolare i casi. Altrimenti “esorto a ripensarci”, ha chiesto Kluge, sottolineando che “non è possibile ritornare alla normalità velocemente”.

La normalità è tutt’altro che vicina in Gran Bretagna, dove l’epidemia è esplosa in ritardo rispetto a Italia, Spagna e Francia. Il numero dei morti è tornato a salire, 861 in più in 24 ore, ed i contagi hanno sfondato il tetto dei 100.000.

Secondo le autorità sanitarie, il picco non è stato superato e i morti continueranno ad aumentare ancora per qualche tempo. In queste condizioni, come era nell’aria, il governo ha prorogato l’isolamento di almeno altre tre settimane, ha annunciato il ministro Dominic Raab, supplente del convalescente Boris Johnson.

Quanto alla Spagna, che per numero di casi è seconda solo agli Stati Uniti, è stato registrato l’aumento giornaliero di contagi più alto dal 9 aprile: il totale è quasi 183.000 con oltre 19.000 morti. E soprattutto, i governi locali di Madrid e della Catalogna hanno avvertito che ci sono migliaia di decessi in più rispetto al bilancio nazionale.

Per il resto, la contabilità quotidiana conferma che nonostante un generale appiattimento della curva la temperatura in tutta Europa è ancora molto alta (165.000 casi in Italia, oltre 130.000 in Germania e Francia) e c’è qualche segnale di peggioramento. Il Belgio è diventato il primo paese nel rapporto tra morti e abitanti e in Olanda il Covid-19 è penetrato in un terzo delle case di cura.

Mentre in Svezia il governo ha ottenuto poteri speciali per adottare misure restrittive in tempi rapidi, di fatto una sconfessione della politica del “tutto aperto” portata avanti finora. Ulteriori prove, se mai ce ne fosse bisogno, che il Vecchio Continente è ancora “nell’occhio del ciclone” di cui parla l’Oms.

(di Luca Mirone/ANSA)

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