Coronavirus: Residenze disabili, morti e contagi

Coronavirus, anziani e disabili in casa di residenza.
Coronavirus, anziani e disabili in casa di residenza. (ANSA)

ROMA. – Una trentina sono i decessi ad oggi certificati, ma è “ipotizzabile che i morti siano centinaia”. Decine e decine i contagiati. Le Residenze sanitarie per disabili (Rsd) sono il “nuovo fronte dimenticato di diffusione del SarsCov2”. E’ la denuncia all’ANSA del presidente della Associazione nazionale famiglie di disabili intellettivi (Anffas) Roberto Speziale, che chiede di “intervenire con urgenza perchè la situazione sta peggiorando e le Rsd rappresentano oggi una nuova polveriera”.

L’Anffas, spiega Speziale, “è collegata a 156 Rsd. In 17 di queste, localizzate al Nord tra Piemonte e Lombardia e nelle Marche, ci sono importanti focolai, con 57 soggetti disabili e 52 operatori contagiati. Sono 5 i decessi tra gli ospiti disabili nelle 17 Rsd in questione”.

Nelle 156 Rsd della rete Anfas vivono 1784 persone con disabilità gravi, dai 25 ai 70 anni, e vi lavorano 1970 operatori. Ma in Italia “anche se non è disponibile un censimento puntuale – afferma – le Rsd sono circa 3mila e vi vivono 300mila persone”. Fino ad oggi, avverte, “i fari sono stati giustamente puntati sulle Residenze per anziani Rsa, ma le Rsd hanno le stesse criticità. E’ grave che ad oggi non sia stato fatto un censimento come per le Rsa”.

Infatti, sostiene Speziale, è “del tutto verosimile che siano centinaia i morti per Covid nelle Rsd italiane, anche se non rientrano nelle classifiche ufficiali. Noi, come Anffas, abbiamo la conferma di 5 decessi nelle strutture da noi controllate, ma i morti sono molti di più sicuramente”.

Tra i decessi certificati, ad esempio, sottolinea, “abbiamo notizia di quelli di 22 donne disabili psichiche ricoverate all’Istituto Bassano Cremonesini di Pontevico nel bresciano, dove tra i 320 ospiti disabili si contano decine di contagiati”.

Altro caso è quello del centro Oasi Maria Santissima di Troina, ad Enna: la Procura ha aperto un’inchiesta per epidemia colposa e omicidio colposo. Qui, sono 102 i ricoverati contagiati e 60 gli operatori sanitari anch’essi contagiati, mentre 4 sono già le vittime del coronavirus tra gli ospiti disabili.

Ma questi sono solo i dati noti. Manca il ‘sommerso’, la base dell’iceberg. Se “si stima che circa il 30% delle Rsa presentino situazioni critiche di contagio, questa percentuale riteniamo sia applicabile anche alle Rsd. Quindi stimiamo in almeno un migliaio le Residenze per disabili con possibili focolai di Covid-19”.

Una situazione “sinora rimasta nell’ombra – afferma Speziale – ma che è già esplosa”. A tutto ciò si aggiunge “l’estrema difficoltà nel riuscire a reperire i tamponi per i test, carenti in varie zone. Per una nostra struttura di Varese – racconta – gli esami, 100 in tutto, sono stati resi possibili grazie alla sinergia con il Campus biomedico di Roma”.

Proprio per richiamare l’attenzione sulla questione, le associazioni ‘Uniti per l’autismo’, Anfass, Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici (ANGSA) e la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) hanno scritto una lettera-aperta: per spegnere i focolai e prevenirli, affermano, “è necessario un modello sull’esempio di quanto fatto a Vò, con tamponi a tutti gli ospiti e operatori, immediato isolamento delle persone risultate positive e adeguato personale. Chiediamo insomma – concludono – un modello di sorveglianza attiva rivolto alle persone più fragili”.

(di Manuela Correra/ANSA)

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