Fmi: pil Italia -9,1%. Il mondo in profonda recessione.

Operai al lavoro all'interno di uno stabilimento tessile del napoletano, in una foto d'archivio.
Operai al lavoro all'interno di uno stabilimento tessile del napoletano, in una foto d'archivio. (ANSA/CIRO FUSCO)

NEW YORK – É una crisi senza precedenti, la peggiore dall’epoca della Grande Depressione. Il Fondo Monetario Internazionale non lesina parole dure da digerire per descrivere il crollo dell’economia mondiale innescato dall’esplosione del coronavirus.

E i numeri catturano, per quello che è possibile vista la profonda incertezza, il collasso: il pil mondiale è stimato contrarsi nel 2020 del 3% per poi rimbalzare solo parzialmente nel 2021 segnando un +5,8%.

Un balzo che non basterà a riempire il vuoto profondo, anche in termini di disoccupazione, creato: nonostante l’attesa ripresa la maggior parte delle economie sarà il 5% più piccola.

Non scampa alla crisi l’Italia, uno dei paesi più colpiti dalla pandemia e uno di quelli che pagherà le conseguenze maggiori in termini di crescita: l’economia è prevista calare quest’anno del 9,1%, per poi salire del 4,8% nel 2021.

Lo scenario è “profondamente cambiato” rispetto a gennaio, quando si prevedeva un’economia globale – inclusa l’Italia – in rallentamento ma pur sempre in crescita, osserva Gita Gopinath, il capo economista del Fondo. In soli tre mesi però il mondo è stato stravolto dal coronavirus e, oltre ai migliaia di morti a livello globale, il segno più si è trasformato in un segno meno. Il meno 3% della crescita mondiale nel 2020, il meno 7,5% di Eurolandia.

E anche il meno 5,9% degli Stati Uniti di Donald Trump con un tasso di disoccupazione al 10,4%. Nell’area euro per la Germania si prevede una contrazione del 7%, per la Francia del 7,2%, per la Spagna dell’8%.

L’Italia è battuta solo dalla Grecia, che si avvia a chiudere l’anno un pil in calo del 10% e un tasso di disoccupazione al 22,3%. Anche in Italia i disoccupati sono attesi salire al 12,7% quest’anno dal 10% del 2019. Descrivendo il virus come uno “shock comune forte e puramente esogeno”, il Fondo sprona l’Europa ad aiutare i suoi paesi più colpiti dall’emergenza. “Un significativo sostegno europeo mirato” ai paesi in maggiori difficoltà “dovrebbe essere complementare agli sforzi nazionali”.

Il quadro raffigurato dal Fmi fa tremare soprattutto per le l’incertezza delle stime. I dati catturano infatti lo scampolo di una realtà tutta in divenire e che potrebbe essere peggiore delle attese.

“C’è un 5% di possibilità che l’economia si contragga più del 7,4%, un evento che accade una volta ogni 20 anni”, mette in guardia Tobias Adrian, responsabile del Dipartimento del Mercato dei Capitali del Fmi, osservando come la crisi del coronavirus rappresenti una “seria minaccia alla stabilità finanziaria” anche se le banche si trovano in una posizione di maggiore forza rispetto al 2008. L’attuale emergenza fa impallidire proprio la crisi finanziaria, quando il pil globale era calato solo dello 0,1%.

Ammettendo che la lotta al coronavirus causerà un aumento dei livelli di debito e di deficit, essenziale per rispondere all’emergenza sanitaria e per sostenere le famiglie e le imprese, il Fondo invita i governi a continuare a spendere per contenere la pandemia guardando però anche avanti. Perché le misure prese oggi detteranno la velocità e la forza della ripresa.

Da qui l’invito a spingere anche sui vaccini e a renderli disponibili anche ai paesi più poveri, e quello a non rinunciare alla globalizzazione, profondamente in pericolo con le restrizioni adottate. Lasciarsi tentare dal chiudersi in se stessi non è la risposta, quello che serve è la cooperazione.

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