Liquidità alle imprese, è urgenza. In campo banche e Cdp

Operai in una azienda del settore metalmeccanico.
Operai in una azienda del settore metalmeccanico. (ANSA)

ROMA. – L’allarme è scattato subito. Ma ora è corsa contro il tempo: con l’Italia chiusa in casa e le fabbriche in gran parte bloccate, l’economia rischia di rimanere senza benzina e di non ripartire. “Il costo dell’esitazione potrebbe essere irreversibile”, ha detto l’ex presidente della Bce Mario Draghi. E il riferimento era proprio alla necessità di immettere liquidità – flussi di denaro – nel sistema produttivo.

Il governo ha messo in campo il decreto Cura Italia, con garanzie sui prestiti e ammortizzatori sociali che il ministero dell’economia ha calcolato potrebbero mobilitare risorse per complessivi 340 miliardi di euro. Ma un testo normativo da solo non basta: il nodo è ora la velocità con cui gli articoli di legge si trasformeranno in risorse tangibili. E, per questo, un ruolo chiave potranno giocarlo Cdp e le banche.

“La velocità del deterioramento dei bilanci privati, causata dal uno shutdown che è inevitabile – ha scritto Draghi in uno dei passaggi del suo intervento – deve incontrare un’uguale velocità nel dispiegare i bilanci dei governi, mobilitare le banche”.

Cdp ha per ora messo in campo una potenza di fuoco che vale 17 miliardi: ai 4 miliardi di garanzie Sace-Simest alle imprese che esportano e ai 3 miliardi del plafond per tassi calmierati, si somma ora garanzie della Cassa che consentiranno di attivare 10 miliardi di prestiti.

Quest’ultimo flusso si attiva grazie a 500 milioni previsti dal decreto Cura Italia che avrebbe – viene stimato nella relazione tecnica – un effetto leva in grado di moltiplicare per 20 l’impatto. L’attuazione di questa norma è ora legata ad un regolamento che il ministero dell’Economia sta mettendo a punto con i vertici dell’istituto che dovrebbe arrivare a brevissimo.  Ma il ruolo di Cdp è destinato almeno a raddoppiare con il decreto bis di aprile.

Del resto Cassa Depositi è il braccio finanziario operativo del governo, in grado di attivare risorse anche sui territori – che è una delle sue missioni – e per renderla ancora più incisiva si starebbe guardando con attenzione al modello tedesco della Kreditanstalt fur Wiederaufbau (KfW), che garantisce rapidamente prestiti, anche attraverso l’emissione di bond.

Ora l’esigenza è quella di fare in modo che questo “ossigeno finanziario” arrivi velocemente a imprese e lavoratori. Confindustria ha messo in risalto l’esigenza già da giorni. Con un “fatturato zero”, un “fatturato dell’Italia che non fa. Non si produce e non si vende nulla”. Il presidente Vincenzo Boccia ha fatto i conti: perderemo 100 miliardi al mese, ha detto. E stimato un calo del 6% del Pil se tutto rimarrà fermo fino a maggio, come qualcuno teme.  Per questo il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci chiede di anticipare il prossimo decreto, con un ‘intervento forte subito’.

Anche le banche sono entrate in azione. Da Unicredit che ha annunciato un “pacchetto emergenza” agli istituti più piccoli che hanno annunciato moratorie e finanziamenti. Intesa San Paolo ha anche quantificato – 15 miliardi – il plafond aggiuntivo per nuovi prestiti.

L’Abi, l’associazione che riunisce gli istituti italiani, si è detta favorevole ad attivare da subito prestiti che consentano ai lavoratori sospesi dal lavoro a causa dell’emergenza COVID-19 di poter avere dalle banche un’anticipazione della Cassa integrazione direttamente sui conti correnti. Una norma che trova il favore anche tra le parti sociali e che sarebbe in arrivo con il decreto di aprile.

(di Corrado Chiominto/ANSA)

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