Boris Johnson positivo al coronavirus

Il premier birtannico Boris Johnson.
Il premier birtannico Boris Johnson. (ANSA/EPA)

LONDRA. – Il comandante in capo, Boris Johnson, è contagiato anche lui. Ma alle sue spalle si fa largo nel Regno Unito quello che i media hanno ribattezzato – in tono forse un po’ enfatico da mistica bellica, quasi voler a richiamare il 1940 – un “esercito della solidarietà”.

Sono le centinaia di migliaia di britannici, persone comuni, che hanno accolto come una chiamata alle armi l’appello del governo a dare una mano al sistema sanitario e alle comunità locali.

Dalla settimana prossima, una marea di volontari affiancherà gli operatori della sanità, in prima linea nella battaglia contro il coronavirus. In meno di un giorno è stato superato, anzi raddoppiato, l’obiettivo iniziale di 250.000 persone auspicato dal premier per aiutare a fronteggiare l’emergenza.  E ormai si veleggia verso il nuovo target di 750.000 adesioni.

Un’immediata risposta di massa, che conferma la nuova consapevolezza dei sudditi di Sua Maestà verso una minaccia apparentemente sottostimata al principio. E che servirà a proteggere quel milione e mezzo di anziani e persone più vulnerabili al contagio costrette a casa per autotutela – secondo le disposizioni governative – almeno per le prossime 12 settimane.

Con sintomi o meno e senza possibilità di uscire neppure per far la spesa. Svariati gli incarichi che saranno loro affidati, dopo aver sostenuto un corso di formazione accelerato: dalle consegne a domicilio di cibo e farmaci all’accompagnamento degli anziani in ospedale, dal sostegno telefonico alle visite periodiche.

“Ringrazio tutti i volontari e tutti gli ex operatori sanitari che sono tornati in servicio in questi giorni”, ha detto Johnson alla nazione, ormai malato fra i malati, seppure in forma lieve, esaltando anche i milioni di persone che ieri sera si sono affacciati ai balconi e alle finestre del Regno per applaudire (sull’esempio italiano e in controtendenza rispetto al culto british della riservatezza) medici e infermieri dell’Nhs, il servizio sanitario pubblico.

Ovazione cui si sono uniti pure i reali, isolati per precauzione a Windsor (la regina e il consorte Filippo); o in Scozia (l’erede Carlo, già contagiato); o nel Norfolk (William e Kate, coi piccoli George, Charlotte e Louis, esibiti in prima fila nel loro contributo al battimani d’incoraggiamento).

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