Coronavirus: per le cure a casa non ci sono antivirali

Coronavirus, per le cure a casa niente antivirali
Coronavirus, per le cure a casa niente antivirali

ROMA. – Curare migliaia di pazienti con polmonite da Covid-19 in quarantena a casa senza poter usare gli antivirali e le stesse terapie previste in ospedale è un dramma nel dramma. Ne sanno qualcosa i 600 medici di famiglia di Bergamo che seguono le persone isolate nel loro domicilio e possono trattarli solo con antibiotici, paracetamolo e farmaci anti-malaria che però ormai non si trovano più nelle farmacie. Così come è diventato raro recuperare bombole di ossigeno, di cui i malati di polmonite hanno un disperato bisogno.

La norma vigente infatti non consente di usare gli antivirali nelle terapie a casa, che infatti si possono trovare solo nelle farmacie ospedaliere. Ma – spiegano i medici di famiglia – è un controsenso perché migliaia di contagiati con la polmonite sono in isolamento domiciliare e “nelle zone più colpite dal Coronavirus non hanno accesso agli ospedali perché mancano i posti letto”.

A lanciare l’allarme e a chiedere l’immediato intervento delle istituzioni è il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli con una lettera all’Istituto Superiore di Sanità, all’Agenzia del farmaco e al Consiglio superiore di Sanità.

Anelli chiede un intervento immediato affinché vengano fornite ai medici linee guida univoche e protocolli terapeutici da seguire sul territorio: “Chiediamo che vengano predisposti in tempi rapidissimi o comunque si approvino quelle esistenti”.

“Bisogna fare le terapie antivirali a casa, già prima che i pazienti con polmonite diventino gravi”, dice Paola Pedrini, medico di famiglia a Bergamo e segretario per la Lombardia della Fimmg. “L’idrossiclorochina (antimalarico) ormai è diventata introvabile nelle farmacie della Lombardia e sappiamo che non ci saranno forniture a breve – aggiunge – adesso usiamo degli antibiotici per evitare che si sommino altre infezioni, ma da soli non bastano a combattere il virus. Qui la situazione è davvero drammatica”.

Nella città lombarda martoriata dal Covid-19 i pazienti sono a migliaia chiusi in casa anche se con polmonite non lieve, e sono pazienti di tutte le età, compresi gli almeno 1.800 trentenni che hanno contratto il virus nonostante la giovane età e nessun’altra patologia.

“Noi chiamiamo i pazienti – continua Pedrini – monitoriamo la situazione, controlliamo la situazione dell’ossigeno nel sangue quando hanno in casa un saturimetro. Ma se si tratta di andare a fare visite a domicilio, solo chi di noi medici ha i dispositivi di sicurezza individuale lo può fare”.

E sui saturimetri torna il presidente nazionale del Sis 118 Mario Balzanelli che chiede a gran voce che ai pazienti con Covid venga assolutamente garantito l’apparecchio che consente di capire l’andamento della malattia: “Il riscontro improvviso di valori inferiori al 92% negli anziani e al 95% nei più giovani deve imporre l’immediata valutazione sanitaria alla Centrale Operativa 118”, spiega.

Balzanelli inoltre invoca un immediato cambiamento dei protocolli: “Aver indicato, come criterio di ospedalizzazione la comparsa di affanno (dispnea), non potendosi concepire che siano sufficienti febbre e tosse per ricoverare i pazienti, ha esposto le persone infette a regime di isolamento domiciliare ed al supporto terapeutico esclusivamente a base di paracetamolo, al catastrofico progressivo peggioramento della funzionalità polmonare. Ma – conclude – quando compare la dispnea, il danno strutturale e funzionale del polmone è assai avanzato”.

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