Gli 007 Usa avvisarono Trump a gennaio sul coronavirus

Una strada deserta a Las Vegas e l'insegna luminosa che avverte di stare a casa..
Una strada deserta a Las Vegas e l'insegna luminosa che avverte di stare a casa.. EPA/DAVID BECKER

WASHINGTON. – Gli 007 americani avvisarono Donald Trump e il Congresso del rischio di una pandemia da coronavirus sin dall’inizio di gennaio, ma i loro allarmi caddero nel vuoto. La pesante accusa arriva dal Washington Post, che ricostruisce i ripetuti moniti delle agenzie di intelligence con rapporti classificati che arrivarono anche sul tavolo dello studio Ovale.

Ma che non hanno impedito l’esplosione della crisi anche negli Stati Uniti, dove cinque Stati hanno ordinato ai loro cittadini di stare a casa vietando le attività non essenziali, da New York alla California, dall’Illinois al Nevada e al New Jersey.

In pratica circa 80 milioni di persone, quasi un americano su quattro. Con almeno 66 morti ed oltre 22 mila casi, di cui metà nello Stato di New York, dove Trump ha approvato la dichiarazione di calamità.

I rapporti dell’intelligence non predicevano quando il virus sarebbe potuto arrivare in Usa e non raccomandavano particolari misure sanitarie da prendere (non essendo materia di competenza dell’intelligence) ma tracciavano la diffusione del Covid-19 in Cina e poi in altri Paesi, mettendo in guardia che i dirigenti di Pechino sembravano ridimensionare la gravità dell’epidemia.

Per due mesi invece il presidente ha continuato a minimizzare il pericolo, ripetendo che negli Usa la situazione era sotto controllo ed elogiando il “great job” del presidente cinese Xi Jinping. Idem alcuni parlamentari repubblicani, come il presidente della commissione Intelligence del Senato Richard Burr, che però pensò bene di liquidare il suo cospicuo pacchetto azionario appena ricevute le informazioni, evitando così il crollo di Wall Street.

“Una vergogna, è una storia molto inaccurata”, si è difeso Trump nella consueta conferenza stampa alla Casa Bianca con la task force contro il coronavirus. Ma i reporter lo hanno messo in imbarazzo più di una volta, ricordando le sue rassicurazioni sul virus, i suoi elogi verso Pechino, la drammatica carenza di mascherine e ventilatori nel Paese più ricco del mondo, cui si sta provvedendo solo ora con almeno due mesi di ritardo.

“E’ stata una situazione senza precedenti, nessuno avrebbe creduto potesse succedere una cosa del genere”, ha detto, anche se gli 007 lo avevano previsto. Il tycoon ha continuato ad usare toni seri ma ottimistici: “Celebreremo la vittoria contro questo nemico invisibile in un futuro non distante”.

E ha insistito sull’unità del Paese, sul lavoro bipartisan per approvare lunedì un pacchetto di aiuti che, secondo la Casa Bianca, potrebbe iniettare nell’economia 2.000 miliardi di dollari, pari a circa il 10% del Pil americano.

Ma le previsioni sono nere: secondo il Wall Street Journal gli Usa rischiano di perdere quest’anno sino a 5 milioni di posti di lavoro e un crollo della produzione sino a 1.500 miliardi di dollari. La Borsa ha già bruciato quasi tutto il ‘bump Trump’ e la recessione, secondo un’indagine fra 34 economisti, sembra ormai quasi certa.

La crisi si è già abbattuta anche sulla Trump Organization, con la chiusura di golf club e ristoranti, il taglio del personale e lo stop di nuove prenotazioni negli hotel. Chiuso anche il resort di Mar-a-Lago, Florida, dove c’è la cosiddetta Casa Bianca d’inverno. “Chiudiamo come tutti”, ha ammesso Trump, che spera però in un grande rimbalzo dell’economia a emergenza passata.

Intanto il coronavirus è arrivato alla Casa Bianca, contagiando un membro dello staff di Mike Pence. “Sta bene e ha sintomi lievi, non ha avuto contatti con me o con Trump ma, data la mia posizione di vicepresidente e di leader della task force contro il virus, io e mia moglie faremo il tampone”, ha promesso lo stesso Pence.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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