Johnson sbarra pub e locali: “Garantiremo i salari”

Una donna con mascherina nel metro di Londra.
Una donna con mascherina nel metro di Londra. (ANSA/ EPA/ANDY RAIN)

LONDRA.  – Un passo deciso verso il lockdown dell’intera Gran Bretagna e un coinvolgimento diretto dello Stato nell’economia senza precedenti nel Regno. Boris Johnson rompe gli ultimi indugi e innesta la quarta – a colpi di diktat, ma anche aiuti finanziari a pioggia – nella battaglia al coronaviru.

Cosí  annuncia da un lato l’ordine di chiusura da stanotte di pub, ristoranti (esclusi take-away), caffè, bar, club, palestre, teatri, cinema, istituzioni culturali, centri estetici e di ritrovo; dall’altro l’intervento del governo a garanzia del pagamento dell’80% degli stipendi fino a 2.500 sterline al mese (poco meno di 3.000 euro) a tutti i dipendenti mdel Paese costretti a casa dall’epidemia o dai suoi effetti.

Nella percezione d’oltremanica si tratta di segnali del passaggio a un programma governativo da situazione bellica, con la trasformazione – “temporanea”, assicura il premier Tory, ma comunque eclatante – di un sistema tradizionalmente liberale in un modello quasi socialista.

Sul fronte del “distanziamento sociale”, necessario a frenare un contagio che sta accelerando anche sull’isola, specialmente a Londra, con un bilancio di morti accertati salito a circa 180 e i primi ospedali già in affanno sul fronte dei posti letto della terapia intensiva, finisce la fase molto “british” delle raccomandazioni e degli advice, per quanto tassativi. Lo stop a locali e siti d’incontro vari è una direttiva, valida erga omnes e a tempo indeterminato, anche se Johnson impegna l’esecutivo a rivederlo di mese in mese.

Per un lockdown totale manca solo il blocco formale degli accessi di confine e quello delle reti dei trasporti che il primo ministro continua ad oggi a escludere, sebbene a Londra sia già stato annunciato un taglio secco ai servizi di metropolitana, bus, treni urbani, persino noleggio delle biciclette. Misure che fanno il paio con la chiusura delle scuole, entrata in vigore da oggi salvo che per i figli di chi lavora in prima linea sulla trincea dell’emergenza.

Nonché con la conferma della disposizione della quarantena obbligatoria per due settimane per chiunque manifesti sintomi non importa quanto lievi (da oggi anche il capo negoziatore per il dopo Brexit, David Frost) e i suoi familiari; della sollecitazione a non uscire e evitare ogni contato non essenziale; dell’invito generale – a giovani e meno giovani – a non dare neppure feste a domicilio.

Disposizioni non tutte controllabili, ma ormai stringenti anche nella retorica di Johnson, che ridimensiona a “un’ambizione” il target di “invertire il trend del contagio in tre mesi”, invocando, oltre all’arma di “nuovi test, nuovi farmaci, nuove tecnologie mediche”, “l’enorme sforzo e sacrificio” della gente. “La salute e le persone – è il suo messaggio odierno, in un giorno in cui viene deciso pure il richiamo in servizio nel sistema sanitario nazionale (Nhs) di 65.000 medici e infermieri pensionati – vengono prima” di tutto.

Economia inclusa, le cui redini vengono prese decisamente dallo Stato, nella persona del giovane neo cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, di nuovo al fianco di BoJo nella quotidiana conferenza stampa di Downing Street. Sunak, dopo aver messo sul piatto giorni fa un pacchetto extra da 350 miliardi di sterline fra crediti e risorse varie per il business e il mondo del lavoro, va oltre.

“Per la prima volta nella nostra storia il governo interverrà per aiutare a pagare gli stipendi”, spiega andando ben al di là dell’idea di un reddito minimo d’emergenza con l’impegno a garantire l’80% dei salari dei dipendenti a rischio per almeno tre mesi, il congelamento dell’Iva (Vat) sino al 30 giugno (valore 30 miliardi), ulteriori aiuti alle imprese e fondi in più per lo schema dell’universal credit.

Una ricetta vicina alle richieste dalla sinistra laburista di Jeremy Corbyn, applaudita dai sindacati. E che il filo-Tory Daily Telegraph, quasi a volersi consolare, sintetizza così sopra un commento affidato ad Ambrose Evans-Pritchard: “Boris deve abbracciare il socialismo, per salvare il libero mercato”.

(di Alessandro Logroscino/ANSA)

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