Europa prosegue rimbalzo, banche centrali in azione

Un operatore finanziario alla borsa di New York.
Un operatore finanziario alla borsa di New York. (ANSA/EPA)

NEW YORK.  – Le Borse europee chiudono la seconda seduta consecutiva in rialzo, allungando il rimbalzo di ieri, mentre banche centrali e governi continuano ad essere impegnati nella costruzione di un argine a difesa dell’economia dagli effetti del coronavirus.

Piazza Affari è salita dell’1,7% ma resta sotto del 37% rispetto ai massimi precedenti lo scoppio dell’epidemia. Bene Parigi (+5%) e Francoforte (3,7%), piatta Londra. Wall Street affonda e chiude la settimana peggiore dal 2008.

Con le chiusure di New York e della California con la sua  Silicon Valley, i listini americani archiviano un’altra seduta nera. Il Dow perde il 4,62%. Il Nasdaq il 3,79%. Lo S&P 500 il 4,40% portando al 15% le sue perdite settimanali.

Mentre Wall Street ha ballato, girando in rosso dopo un avvio positivo, con gli investitori spaventati più dalle nuove misure restrittive e dall’avanzata del virus (sfondati 250 mila casi nel mondo) che non confortati dagli interventi a pioggia delle banche centrali.

L’ombrello del Qe pandemico della Bce ha continuato a proteggere i nostri titoli di Stato, con lo spread Btp-Bund stabile a 195 punti base ma con i rendimenti del decennale scesi all’1,62%. Un movimento, quest’ultimo, che ha interessato la gran parte dei dei titoli governativi, su tutti Treasury americani, bene rifugio per eccellenza. Dalla Ue, dove è aperto il dibattito sull’introduzione dei coronabond, è stato ufficializzato il congelamento del patto di stabilità.

La Fed ha aperto all’utilizzo di bond municipali come collaterale per facilitare il credito a città e stati americani, ha annunciato per tutto marzo aste quotidiane di pronti contro termine a un giorno da 1 trilione di dollari e, in coordinamento con le altre banche centrali, è intervenuta per aumentare la liquidità in dollari sui mercati.

Dal canto loro Bce e Boe hanno allentato i requisiti prudenziali sulle banche allo scopo di agevolare il credito a un’economia che sta abbassando le saracinesche, come suggerisce una spettrale previsione di Goldman Sachs sul pil Usa nel secondo trimestre: -24%.

Un ulteriore elemento di instabilità in quadro già caotico, arriva dal petrolio, tornato a crollare (il Wti chiude la seduta in calo del 10,6% a New York, archiviando la settimana in calo del 29%, in quella che è la flessione maggiore dal 1991) dopo che è emerso un aumento della produzione russa, possibile preludio a un’escalation nella guerra dei prezzi con l’Arabia Saudita.

(di Paolo Algisi/ANSA)

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