Il Cio tiene duro su Tokyo 2020: “Presto per pensare rinvio”

Il campione olimpico di judo Tadahiro Nomura (D) e la campionessa olimpica di lotta Saori Yoshida (2-D) accendono la fiamma olimpica in un calderone durante la ceremonia di accoglienza alla base aerea Matsushima Air Base a Higashimatsushima, Giappone.ARCHIVIO
Il campione olimpico di judo Tadahiro Nomura (D) e la campionessa olimpica di lotta Saori Yoshida (2-D) accendono la fiamma olimpica in un calderone durante la ceremonia di accoglienza alla base aerea Matsushima Air Base a Higashimatsushima, Giappone. Archivio.(ANSA/EPA/KIMIMASA MAYAMA)

ROMA. – La torcia olimpica è arrivata in Giappone ma il messaggio che porta con sé a 121 giorni dalla cerimonia di apertura dei Giochi di Tokyo è tutt’altro che gioioso e rassicurante.

In un mondo che si sta chiudendo in se stesso a causa della pandemia, nel continuo stillicidio di annullamenti e rinvii per tutti gli sport, si moltiplicano dubbi e perplessità anche da parte degli stessi atleti sulla opportunità  di disputare le Olimpiadi ma per il momento il Cio tiene la barra dritta.

“Ora sarebbe non responsabile e prematuro decidere per un rinvio – dichiara il n.1 del Comitato olimpico, Thomas Bach, in un’intervista al New York Times -. Non sappiamo quale sarà la situazione, ma stiamo esaminando diversi scenari”.

Una posizione attendista, nella speranza che la crisi sanitaria globale rientri e si possa anche all’ultimo salvare i Giochi. A chi accusa il Cio e il Comitato organizzatore giapponese di cercare solo di salvare un investimento da miliardi di dollari, Bach replica senza esitazioni: “La decisione non sarà determinata da alcun interesse finanziario – dichiara -, il Cio non ha problemi di cassa”.

I problemi li hanno però gli atleti: chi è qualificato fatica ad  allenarsi, chi non lo è vede sempre più assottigliarsi la speranza. Bach, olimpionico della scherma, ammette che l’incertezza è un forte elemento di distrazione nella preparazione e dice di capire a fondo tutti coloro che manifestano disagio in “una situazione eccezionale che richiede soluzioni eccezionali”. Monta però giorno dopo giorno la protesta degli sportivi.

“No alle Olimpiadi. Continuare, come dice Bach, mi sembra assurdo quando i leader mondiali vanno ogni giorno in tv per dirci di rimanere isolati, in casa”, scrive ad esempio il vicecampione del mondo dei 50 stile libero, il brasiliano Bruno Fratus, alla collega dello Zimbabwe Kirsty Coventry, presidente della commissione atleti del Cio. Ma sono tanti anche gli ex atleti che sostengono la necessità di abbandonare ogni illusione.

Tra loro c’è Stefano Baldini, oro della maratona ad Atene 2004, che ritiene molto difficile che si riesca a dare sicurezze sanitarie per migliaia di persone che dovrebbero raggiungere il Giappone.

Il Comitato olimpico degli Stati Uniti è invece in linea con la posizione del Cio e ritiene non necessario decidere qualcosa al momento, come ha detto la presidentessa, Suzanne Lyons, in conference call con gli atleti Usa: “C’è tempo per farlo, abbiamo davanti quattro mesi”.

Di avviso opposto il presidente della federazione britannica di atletica leggera (Uk Athletics), Nic Coward, che invita il Cio a gettare la spugna e decidere per un rinvio, perché “gli atleti in queste condizioni non riescono ad allenarsi”.

Nel frattempo, la piccola fiamma accesa a Olimpia ha cominciato il suo viaggio verso Tokyo, ma mai il traguardo è apparso tanto lontano.

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