Il Fmi stima effetti del Covid pil Italia -0,6%

Edificio sede del Fmi in Washington, Usa.

NEW YORK.  – Una contrazione dell’economia dello 0,6% con un debito in aumento al 137% del pil e un déficit al 2,6%. Il Fondo Monetario Internazionale stima i primi effetti del coronavirus sull’economia italiana.

Ma avverte: sulle stime grava una forte incertezza e, considerato anche il peggioramento del quadro internazionale, c’è l'”elevato rischio” che il “risultato sia decisamente più debole”.

Molti infatti vedono per l’Italia una realtà decisamente più dura. Goldman Sachs prevede un balzo del deficit dall’1,6% del 2019 al 5,7% del 2020 con ripercussioni pesanti sul debito, atteso schizzare dal 135% del pil dello scorso anno al 144% di quest’anno.

Il REF Ricerche prevede invece un crollo del pil italiano dell’8% nella prima metà dell’anno, con i primi tre mesi in contrazione del 3% e il secondo trimestre del 5%. Un quadro difficile in  ui comunque l’Italia non è sola: per gli Stati Uniti Goldman Sachs prevede infatti un pil in calo del 24% nel secondo trimestre dopo un -6% nei primi tre mesi.

“L’impatto del coronavirus sull’economia globale è profondo e serio”, mette in evidenza il Fmi parlando di uno “shock severo anche in confronto “alla crisi finanziaria del 2007-2008”. La pandemia colpisce “le famiglie, le attività, le istituzioni finanziarie i mercati tutti allo stesso tempo”, lo ha fatto “prima in Cina e ora a livello globale”.

In questo contesto l’Italia non si salva. Le stime del Fmi riescono a catturare solo i primi effetti economici del virus: risalgono infatti all’11 marzo quando l’emergenza a livello nazionale era appena iniziata e non si prevedeva che l’Europa diventasse l’epicentro della pandemia. Pur se preliminari i numeri dell’istituto di Washington mostrano un effetto evidente e chiaro.

Nell’Article IV dell’Italia, elaborato sulla base dei dati raccolti fino al 28 gennaio, il Fondo prevedeva per l’Italia una crescita quest’anno dello 0,4% con un debito al 136,1%.

Nell’arco di meno di due mesi però il panorama non solo è cambiato, è stato stravolto. Il pil ora è previsto contrarsi con i conti pubblici in peggioramento senza contare il Cura Italia. Nello stimare un deficit al 2,6% per quest’anno il Fondo mette in guardia sulla possibilità di un disavanzo ben più pesante e di un peggioramento del rapporto debito-pil.

Tutto dipenderà da quanto si prolungherà il virus. Nel caso in cui le infezioni  continuassero ci potrebbe essere un “deterioramento della fiducia” che – avverte il Fmi – potrebbe risultare “in una ulteriore contrazione dell’attività economica e potencialmente nel riaccendersi del nesso fra debito sovrano e banche”.

L’unica nota positiva è che l’Italia ha chiuso il 2019 in modo migliore delle previsioni sotto il punto di vista del bilancio e questo, nell’attuale contesta, aiuta.

Pur dipingendo un quadro difficile, il Fondo comunque dà il suo pieno sostegno alle “priorità delle autorità italiane, giustamente concentrate nel combattere la pandemia e sostenere la sanità, i lavoratori, le aziende e le famiglie”. E torna a ribadire la necessità di un coordinamento internazionale per far fronte all’emergenza.

D’accordo su quest’ultimo punto Domenico Fanizza, il direttore esecutivo per l’Italia al Fmi: serve una “risposta coordinata per affrontare non solo l’epidemia ma anche il suo impatto economico”, dice spiegando come le misure contro il coronavirus prese dall’Italia avranno un impatto una tantum sui conti pubblici, facendosi sentire sul deficit del 2020 ma lasciando invariati i target di deficit strutturali accordati con l’Ue.

Guardando avanti a quando l’emergenza sanitaria sarà finita, il Fmi raccomanda all’Italia di “attuare un ampio pacchetto di misure per aumentare il potenziale di crescita e la resilienza”.

Un pacchetto composto da “riforme strutturali per aumentare la produttività e gli investimenti, un piano di medio termine credibile di risanamento di bilancio per mettere il debito su una traiettoria di calo e misure per sostenere il settore finanziario”. Insomma misure pro-crescita e inclusive, fra le quali quella fiscale.

(di Serena Di Ronza/ANSA)

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