Coronavirus in Italia: 3.405 morti, più della Cina. Le Regioni chiudono

Cimitero Monumentale di Bergamo.
Coronavirus: Cimitero Monumentale di Bergamo. (Photo by Piero Cruciatti / AFP)

ROMA. – L’Italia supera la Cina e diventa il paese al mondo con il più alto numero di morti per coronavirus: con i 427 di oggi salgono ad un totale di 3.405 contro i 3.245 del gigante asiatico. Ad un mese esatto dalla scoperta del ‘paziente uno’, il 38enne di Codogno, il nostro paese abbatte un’altra barriera e, purtroppo, continua a viaggiare verso un ulteriore aumento dei contagi.

Anzi, le 4.480 persone risultate positive in un solo giorno rappresentano il più alto numero mai registrato dall’inizio dell’emergenza e questo nonostante siano ormai 10 giorni che è in vigore il decreto che ha trasformato l’Italia intera in ‘zona protetta’.

Ecco perché le Regioni si chiudono, in attesa dell’ulteriore stretta del governo che potrebbe arrivare già nelle prossime ore e che potrebbe prevedere, oltre ad un irrigidimento per le attività all’aperto e gli orari dei negozi, anche un utilizzo più ampio dei militari per i controlli.

I numeri dicono che in 24 ore si sono ammalate 186 persone l’ora, con i positivi che sono adesso 33.190. E la Lombardia, che mercoledì aveva avuto un rallentamento nel numero di nuovi casi facendone registrate ‘solo’ 171, è di nuovo balzata in avanti, con ben 1.672 nuovi positivi.

“Il picco è vicino ma serve tempo e vanno rispettate tutte le indicazioni delle autorità”, ha ribadito il presidente della Società italiana pediatri Alberto Villani che per la prima volta ha rappresentato la componente scientifica nella conferenza stampa della Protezione Civile.

C’è poi un altro dato su cui riflettere: i morti registrati in un giorno nel resto d’Italia superano per la prima volta quelli della Lombardia, 218 contro 209. Alcune regioni fanno segnare aumenti importanti – le Marche con un +23 casi e il Piemonte con un +21 ad esempio – e altre addirittura un raddoppio, come la Valle d’Aosta, che passa da 3 a 6.

E’ questo il motivo che ha spinto diversi governatori e sindaci ad anticipare eventuali nuove decisioni del governo. Sia la Valle d’Aosta sia il Friuli Venezia Giulia hanno vietato le attività motorie all’aperto, il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini ha ridotto drasticamente la possibilità di andare in bici o correre – “si può fare solo rimanendo vicino casa”, ha detto – mentre il governatore della Lombardia Attilio Fontana, complice anche la situazione di Milano che ha fatto segnare un’impennata di 634 casi in un solo giorno, si è rivolto nuovamente al premier Giuseppe Conte invocando il ‘modello Wuhan’ per la città: “Vanno fermate le attività produttive e il trasporto pubblico, troppa gente esce ancora di casa”.

Si muovono anche i sindaci: quello di Tarquinia, in provincia di Viterbo, ha vietato ogni attività sportiva e anche le passeggiate mentre il collega di Viareggio ha fatto smontare gli attrezzi per la ginnastica nei parchi. Il grido d’allarme di regioni e sindaci è comunque già sul tavolo del premier Giuseppe Conte – che ha annunciato l’invio di 300 medici dal resto d’Italia nelle zone più colpite – e si va ad aggiungere al pressing di gran parte dei ministri ma anche dei partiti di maggioranza – con qualche dubbio da parte di Italia Viva – e opposizione dopo gli ultimi dati sulle vittime che hanno portato l’Italia a superare la Cina.

Nessuna decisione sul nuovo Dpcm è ancora presa, ma potrebbe esserci un’accelerazione già nelle prossime ore per vietare ogni attività all’aperto e restringere ancora di più gli orari degli esercizi commerciali. Lo dice chiaramente il ministro degli Esteri Luigi di Maio. “Dobbiamo rispettare le regole ferree, se dovesse servire ne metteremo altre ancora più ferree”.

Al di là delle pressioni, Conte ha già sottolineato che reputa “inevitabile” una proroga delle misure in atto oltre il 3 aprile ed è ben consapevole, di fronte all’evidenza che non siano rispettati i divieti, di dover intervenire. Adottando, in coerenza con il principio della proporzionalità tenuto finora, le nuove misure.

Tra queste potrebbe esserci, appunto, anche un aumento dei militari da impiegare nei controlli per il rispetto dei divieti. Al Viminale, come ha detto più volte il ministro Luciana Lamorgese, si confida ancora nella ‘moral suasion’, auspicando che i cittadini capiscano la necessità di ridurre drasticamente le uscite. Ma se così non sarà, arriveranno anche altri soldati a far rispettare le norme.

(di Matteo Guidelli e Luca Laviola/ANSA)

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