Scatta la mini-rivalutazione per le pensioni da aprile

Una coppia di pensionati a passeggio in un parco.
Una coppia di pensionati

ROMA. – Scatta la mini-rivalutazione per le pensioni. Ai trattamenti compresi tra tre e quattro volte il minimo, ovvero tra circa i 1.500 e i 2.000 euro lordi al mese, sta per arrivare sul prossimo cedolino il riconoscimento della rivalutazione piena rispetto all’inflazione, come previsto dall’ultima legge di Bilancio. L’Inps pagherà i nuovi importi a partire da aprile, insieme agli arretrati maturati da gennaio a marzo.

L’aumento riguarderebbe circa 2,8 milioni di pensionati. Per i sindacati è una cifra irrisoria, di pochi euro: secondo lo Spi-Cgil di tre euro in un anno, un euro per questi primi quattro mesi.

La novità è stata introdotta dall’ultima manovra, che ha innalzato al 100% l’indice di rivalutazione anche per la fascia di pensioni tra i 1.545 e i 2.060 euro lordi al mese. Prima era al 97% dell’inflazione. E la rivalutazione piena era invece prevista per le pensioni fino a tre volte il minimo.

“Conseguentemente – spiega l’Istituto di previdenza – è stata effettuata una seconda operazione di rivalutazione solo per i pensionati i cui trattamenti complessivi si collocano nella fascia compresa tra tre e quattro volte il trattamento minimo. A questi pensionati, nel mese di aprile, saranno corrisposti anche gli arretrati da gennaio a marzo oltre l’adeguamento della relativa mensilità”.

Il pagamento della pensione sarà effettuato, come da calendario, il primo giorno bancabile del mese, quindi mercoledì primo aprile 2020, specifica inoltre l’Inps.

Per i sindacati è davvero poco. Lo Spi-Cgil già in vista dell’approvazione della scorsa legge di Bilancio aveva sollevato la questione, valutando in poco più di tre euro l’anno (25 centesimi al mese) il passaggio della rivalutazione per questi assegni dal 97% al 100%, tanto da parlare di “elemosina”. Dallo stesso sindacato dei pensionati, dunque, si calcola che tra l’adeguamento della mensilità di aprile e gli arretrati da gennaio a marzo si tratterà di circa un euro in più.

Oltre al superamento della riforma Fornero, riconoscendo una maggiore flessibilità per l’uscita dal lavoro, i sindacati chiedono di tornare all’indicizzazione piena delle pensioni rispetto all’inflazione almeno per gli assegni fino a sette volte il minimo (circa 3.600 euro lordi al mese), come detto all’ultimo tavolo, ridurre la pressione fiscale e aumentare platea e importi delle quattordicesima.

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