Parlamento: prima seduta dell'”Era Coronavirus”, amuchina e mascherine

Coronavirus, Parlamento: banchi vuoti e senatori a distanza: il voto a scaglioni.
Coronavirus, Parlamento: banchi vuoti e senatori a distanza: il voto a scaglioni. (Frame video Ansa)

ROMA. – Commessi in Aula con i guanti di lattice. Boccette di amuchina sugli scranni usate come segnaposto per garantire che deputati e ministri non si siedano troppo vicini per i pochi minuti in cui votano l’ok allo scostamento di bilancio. Decine e decine di deputati con addosso mascherine chirurgiche e guanti di lattice. Tribune ‘off limits’ per il pubblico e ad accesso limitato per cronisti e cameramen.

Banchetti con bottiglie d’acqua e bicchieri monouso nel Transatlantico di Montecitorio, visto che la buvette e tutti i ristoranti della Camera rimangono chiusi. Ed entrate scaglionate, per un massimo di dieci avventori contemporaneamente, alla buvette di Palazzo Madama che, invece, rimane aperta.

Al Senato aperto anche il ristorante, ma con la ‘regola del metro’: nei tavoli dove normalmente ci sono otto posti, ora ce ne sono appena quattro e sono alternati, in modo che i commensali che si siedono rimangono in diagonale: mai uno di fronte all’altro.

Surreale. Solo così si può definire il clima della prima seduta di Camera e Senato nell’era dell’emergenza Coronavirus. Un clima segnato a Montecitorio dalla scoperta che un deputato del gruppo Misto è positivo al virus, con una quindicina di colleghi che con lui sono stati in contatto diffidati dalle autorità sanitarie a venire in Parlamento per precauzione.

E dal consiglio che, secondo il ‘tam tam’ di palazzo Madama, è stato dato a tutti i senatori di sottoporsi al tampone per precauzione. Fatto è che l’informativa nei due rami del Parlamento del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede sulle carceri, che in tempi normali avrebbe fatto registrare “tumulti in Aula” agli stenografi, scorre tranquilla, con al massimo una trentina di parlamentari in ciascuna Aula grazie ad un accordo informale per un “self restraint” raggiunto dai gruppi.

Se a Palazzo Madama qualche senatore dà vita a piccoli capannelli, a Montecitorio, in Transatlantico ed in cortile, le distanze si mantengono rigide; e si parla del virus ma anche dei colleghi che hanno deciso di non venire a Roma. L’ansia è palpabile ed è chiaro che tutti vogliono chiudere il prima possibile.

L’Aula di Montecitorio diventa una sorta di “scacchiera” in cui i deputati accompagnati da commessi in guanti di lattice si accomodano solo in 333 (invece dei 630 previsti) e solo nei posti indicati – non senza una certa ironia – da boccette di amuchina.

Il Transatlantico, da giorni un deserto, si rianima solo a ridosso del voto, che in Senato avviene a blocchi. Per ridurre al massimo il rischio di contagio in un Parlamento che nelle prossime settimane si riunirà il meno possibile. Si vota, e un attimo dopo torna il deserto.

(di Francesco Bongarrà/ANSA)

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