Industria: la ripresa di gennaio, prima del Coronavirus

Operai al lavoro all'interno di uno stabilimento tessile del napoletano, in un'immagine d'archivio
Operai al lavoro all'interno di uno stabilimento tessile del napoletano, in un'immagine d'archivio. (ANSA/ CIRO FUSCO)

ROMA.  – C’era forse un Paese che tentava di scongiurare la recessione, uscire dalla stagnazione e prendere la via della ripresa. É passata qualche settimana ma sembra un tempo molto più lungo. I dati dell’Istat raccontano un’economia che poteva essere e forse non sarà, almeno a breve, e parlano di un gennaio record, con la produzione industriale che sale del 3,7% rispetto a dicembre, riportandosi ai massimi storici.

Un recupero congiunturale così “marcato” da portare quasi a pareggiare i conti su base annua (-0,1%). Ma tutto questo succedeva prima che deflagrasse l’emergenza legata al Coronavirus.

C’è da dire che gli economisti si aspettavano un rimbalzo visto il tonfo del mese precedente. I valori certificati dall’Istituto di statistica hanno, però, superato ogni ottimistica previsione.  Su base mensile i segni più non lasciano a secco nessun comparto, con la voce relativa ai beni di consumo durevoli, dalle tv ai frigoriferi, che schizza al +7,4%. La vigorosa sterzata di gennaio non basta tuttavia a riparare i danni di un dicembre nero e di un novembre piatto. Il bilancio degli ultimi tre mesi resta infatti negativo. E se è vero che su base annua il calo si ferma a un decimo di punto non si può fare a meno di notare che la scia di contrazioni tendenziali prosegue ininterrotta da undici mesi.

Hanno agito poi due leve che sono tutt’altro che fattori strutturali. C’era da ricostituire le scorte dopo che i magazzini erano stati svuotati. E poi gennaio si confrontava con un dicembre talmente debole che il dato positivo era scontato.

L’ultimo mese del 2019 annoverava un venerdì 27 dicembre ufficialmente  lavorativo ma di fatto passato a casa, visto che seguiva Santo Stefano e anticipava il weekend. Insomma dicembre e gennaio si sono compensati a prezzo, come dice l’Istat, di un “accentuata volatilità”.

Ecco che il Centro studi di Confindustria mette le mani davanti. “Bisogna prendere con prudenza il dato”. E avverte: “Il dato positivo di gennaio non cambia la sostanza dell’attuale fase congiunturale: siamo in una condizione di estrema fragilità”. Eurostat conferma come nell’ultimo trimestre del 2019 abbiano fatto peggio dell’Italia (-0,3%) solo Grecia e Finlandia. E non c’è da aspettarsi più alcuna sorpresa positiva.

“Pensiamo che il sistema economico italiano stia velocemente andando incontro a un doppio shock negativo, della domanda e dell’offerta, che porterà a una forte caduta del Pil, già dal trimestre in corso”, sottolinea il Csc.

In tutto questo Coldiretti mette in risalto la buona performance dell’alimentare (+6,8%), a proposito di approvvigionamenti. In calo invece le produzione di autoveicoli (-4,1%) ma almeno a gennaio la caduta non è a doppia cifra.

(di Marianna Berti/ANSA)

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