Procura di Bari apre indagine su fake news Coronavirus

Schermo di cellulare con logo di Whatsapp
Schermo di cellulare con logo di Whatsapp. EPA/HAYOUNG JEON

BARI. – Diffondere notizie false sulla propagazione del coronavirus è reato. L’ipotesi investigativa ora è formalmente all’attenzione della Procura di Bari che ha aperto un’inchiesta per procurato allarme, per il momento a carico di ignoti, relativa a fake news su presunti casi di coronavirus.

Nel fascicolo, coordinato dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, si fa riferimento a tre precise segnalazioni arrivate alle forze dell’ordine e alla polizia giudiziaria barese tra il 22 e il 24 febbraio. Proprio nelle giornate in cui si assisteva ai primi contagi in Italia.

E in quelle stesse giornate, per la diffusione virale di notizie allarmanti non confermate da fonti ufficiali e spesso rivelatesi false, soprattutto in chat e su Facebook, le autorità sanitarie regionali e l’ordine pugliese degli psicologi, invitavano a “ignorare i social, perché veicolano solo terrore”.

Nell’indagine della Procura di Bari sono confluite fino ad oggi tre segnalazioni fatte da alcuni cittadini a polizia e carabinieri.

La prima, denunciata il 22 febbraio, riguarda un file audio diventato virale su whatsapp che parlava di cinquanta persone in quarantena al Policlinico di Bari. Un sedicente infermiere riferiva di una “situazione grave” per “cinquanta persone in quarantena nel Policlinico malate di coronavirus, tutti ragazzi andati a suonare a Wuhan per il concerto di Natale”. Il messaggio si concludeva accusando i “poteri forti” di “non far uscire nulla” e invitava a “far girare” l’audio.

La seconda denuncia, del 23 febbraio, riguarda un messaggio postato su Facebook e poi fatto circolare sempre su whatsapp, relativo ad una ragazza di Polignano a Mare “positiva al coronavirus di ritorno da Wuhan”, dove – stando al messaggio – era stata per il Capodanno cinese, ed era ricoverata anche lei al Policlinico. “Nessuno ne parla. Ormai è epidemia. E queste non sono fake news, questa è la cruda ed amara realtà”, scriveva l’autore del post, che dopo poche ore avrebbe rimosso il testo.

“Credete davvero – continuava il messaggio – che io pensi al virus trasmesso da un pipistrello? No. E’ una bomba chimica scappata da un laboratorio, in grado di inginocchiare l’economia mondiale e decimare la popolazione mondiale”.

Infine, il 24 febbraio, è stata presentata una denuncia per un articolo pubblicato su un sito internet, risultato poi un portale di bufale ma il cui testo nel frattempo era diventato virale, che parlava di un caso di contagio in una fabbrica della zona industriale di Bari.

(di Isabella Maselli/ANSA)

Lascia un commento