Accordo Opec su taglio 1,5 milioni barili, Russia dice no

Reporter in attesa alla sede dell' Opec a Vienna.
Reporter in attesa alla sede dell' Opec a Vienna. (ANSA-EPA/CHRISTIAN BRUNA)

ROMA.  – L’emergenza Coronavirus spinge l’Opec al contrattacco con un taglio alla produzione di greggio più forte del previsto, nell’ordine di 1,5 milioni di barili al giorno, e a sfidare le resistenze della Russia. Ma Mosca non ci sta e, come già avvenuto in passato, si sfila dalla partita con il rischio di far saltare tutti piani per controbilanciare l’impatto dell’epidemia sul mercato del petrolio.

É questo il film dello scontro che si è consumato nel primo giorno del vertice di Vienna dell’Opec+, la versione allargata del Cartello che oltre ai Paesi membri include altri produttori tra cui la Russia. I ministri dell’Opec hanno concordato un taglio della produzione di petrolio ben più consistente di quanto ci si aspettasse, ossia 1 milione di barili al giorno nel secondo trimestre più altri 500.000 barili/giorno da parte degli alleati Non-Opec. Ma la Russia ha bocciato la proposta di un taglio così corposo. E anzi il ministro russo per l’energia Alexander Novak ha deciso di disertare la riunione lasciando Vienna già ieri.

Per la decisione finale bisognerà aspettare domani quando si concluderà il vertice. E se Mosca non accetterà la proposta “non ci sarà accordo”, ha spiegato il ministro del petrolio iraniano Bijan Namdar Zanganeh ai giornalisti. Così, solo in un primo tempo le quotazioni del petrolio hanno avviato il rialzo per poi cancellare i guadagni. Il Wti è risalito a 47,50 dollari al barile per poi ritracciare a 46,5 mentre il Brent ha sfiorato quota 52 dollari prima di scivolare a 50,9.

Preoccupa anche la forte pressione che ora grava sull’alleanza Opec+ per le crescenti distanze tra i due big, Arabia Saudita e Russia. Basta dire che per ribilanciare il proprio budget, Mosca già vede adeguata una quotazione del greggio sui 40 dollari al barile.

Il Cartello ha già implementato tagli produttivi consistenti, pari a 2,1 milioni barili al giorno, per compensare l’offerta di shale oil statunitense e il mese scorso l’output dell’Opec ha rivisto i minimi dal 2009, ossia dai tempi della crisi finanziaria globale. E ora un ulteriore taglio di 1 milione di barili al giorno riporterebbe la produzione al livello più basso dal 2003.

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