Fratello del boss insorge: “Pizzo a mio nome? Denunciate”

Testo del messaggio contro il pizzo.
Testo del messaggio contro il pizzo. "Pizzo a mio nome? Denunciateli"

NAPOLI. – “Denunciate gli estorsori”. Sono già state pronunciate da chi combatte quotidianamente la criminalità organizzata queste parole che, ad Afragola, popoloso comune a Nord di Napoli, si possono leggere anche su una serie di manifesti affissi in città.

Un appello rivolto a imprenditori e cittadini firmato da Antonio Moccia, fratello di Luigi Moccia, detenuto da tempo, elemento di spicco di una famiglia criminale che ha assonanze più con la mafia che con la camorra.

Antonio è l’ultimo figlio di Gennaro Moccia e Anna Mazza, il primo ucciso in un agguato di stampo camorristico nell’aprile del 1974, la seconda soprannominata “la vedova nera”, la prima donna d’Italia ad essere stata accusata di reati di mafia, anche lei deceduta ma per un ictus.

La persona che ha chiesto l’affissione si è presentata nell’apposito ufficio con tanto di delega firmata da Antonio Moccia e con i suoi documenti in mano. Afragola diversi mesi fa è stata fortemente scossa dalle bombe del racket, tanto da spingere l’allora ministro dell’Interno Salvini a farci tappa.

Quel manifesto sta suscitando parecchi interrogativi e qualcuno sospetta che veicoli messaggi sinistri. C’è anche un sollecito: “denunziate gli estorsori”, “ancor più immediatamente” se chiedono il “pizzo” spendendo “il nome mio e quello della mia famiglia”.

Il testo, a caratteri cubitali rossi, è chiarissimo, per qualcuno anche troppo: “Avviso Importante, Mi rivolgo ai commercianti, agli imprenditori e a tutti i cittadini di Afragola e dei paesi vicini che vengono massacrati ogni giorno da estorsori che minacciano i nostri affari e che rovinano con la droga i nostri figli. Ho anche scoperto che più volte spendono il nome mio e quello della mia famiglia; vi invito a denunziare tutti i colpevoli e se vengono falsamente a nome della mia famiglia ancor di più immediatamente. Antonio Moccia”.

Altro particolare a suffragio della genuinità della paternità è il riferimento alla droga “…che rovina i nostri figli…”: lo spaccio ha sempre visto i Moccia contrari. “Sono state pagate le tasse e i manifesti sono stati affissi negli spazi comunali, – dice all’ANSA il sindaco Claudio Grillo – la Geset, che gestisce il servizio, ha ricevuto lunedì la visita di una persona in possesso della delega e dei documenti di Antonio Moccia. Ha pagato e consegnato i manifesti, affissi stamattina”.

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