Conte stringe sul decreto coronavirus, ma è scontro fra partiti

A Palazzo Chigi la riunione dei capidelegazione presieduta dal premier Giuseppe Conte per discutere delle misure sul coronavirus,
A Palazzo Chigi la riunione dei capidelegazione presieduta dal premier Giuseppe Conte per discutere delle misure sul coronavirus, Roma, 03 marzo 2020. ANSA/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI/FILIPPO ATTILI

ROMA. – Il fronte contro il coronavirus mostra già le crepe. La quarantena delle polemiche è durata solo qualche giorno. Poi i partiti sono tornati allo scontro di sempre. Le prime a rompere la tregua sono state due forze di opposizione, FI e Lega, che hanno messo in dubbio il loro “sì” al decreto con cui il governo intende mettere una pezza sui danni economici del coronavirus.

“Salvini dovrebbe essere l’ultimo a parlare, ha lasciato nel momento in cui doveva assumersi le responsabilità, quando dovevamo varare una manovra”, è stata la risposta del capo politico del M5S, Vito Crimi. Ma sono arrivati anche i distinguo all’interno della maggioranza, con Italia Viva che ha chiesto un impegno superiore, seppur da calibrare nel tempo, rispetto ai 3,6 miliardi che l’esecutivo intende investire sforando sul piano del deficit.

Tutto questo mentre il presidente del Consiglio prova a stringere, con una serie di vertici a Palazzo Chigi. Due in giornata, uno con gli alleati e uno con tutti i capogruppo, sia di maggioranza sia di opposizione. E uno con i ministri del governo. Il nuovo decreto con le misure economiche dovrebbe arrivare in consiglio dei ministri giovedì o venerdì.

Nel frattempo, il lavoro riguarda anche la risoluzione con cui il governo chiederà al Parlamento di poter sforare il deficit. “La cifra di 3,6 miliardi va bene”, ha detto il deputato di Iv, Luigi Marattin, ma “in generale per l’emergenza non bastano”.

Anche il Movimento 5 Stelle sembra pensarlo. “Oltre al deficit – ha detto la viceministra all’Economia, Laura Castelli – ci sono strumenti esterni, penso ai fondi della Banca europea per gli investimenti, 25-30 miliardi, che si possono coordinare con il mondo della partnership pubblico-privato”.

Nella riunione a Palazzo Chigi, Italia Viva ha messo sul piatto la sua proposta, che non aveva fatto capolino fra quelle trapelate dagli ambienti di governo. I renziani hanno chiesto che “l’Ue permetta alle banche di non far pagare le rate del mutuo per tutto il 2020 a chi non ce la fa”.

Insomma, malgrado l’emergenza sanitaria, il dibattito sulla manovrina coronavirus acquista sempre più le sembianze di quello sulla Manovra vera e propria, che è spesso un’occasione per segnare il territorio e marcare le distanze.

Dall’opposizione, Matteo Salvini e Forza Italia per la prima volta hanno incrinato il fronte politico che finora aveva visto i partiti procedere assieme. “Sicuramente non votiamo una cosa che non serve al Paese”, ha detto il leader della Lega riferendosi al decreto ‘economico’ allo studio del governo. Poi ha alzato il prezzo, tornando a chiedere che vengano stanziati 50 miliardi.

Anche l’azzurra Mariastella Gelmini ha avvertito: “Non voteremo alcun decreto a scatola chiusa”.

Intanto in commissione sono cominciate le scintille sul primo decreto, con il Movimento Cinque Stelle che ha definito “grave e pericolosa una proposta avanzata dalla Lega di eliminare la previsione dell’arresto fino a tre mesi per chi non segnala all’azienda sanitaria di rientrare in Italia proveniente da zone a rischio”.

Il governo intanto lima le misure del nuovo decreto. Gli obiettivi sono tre: rafforzare gli ammortizzatori sociali non solo nelle zone rosse, ma in tutta Italia, dare un primo ristoro alle attività produttive più penalizzate, e sostenere il servizio sanitario.

Gli strumenti allo studio sono un credito d’imposta per chi ha perso il 25% del fatturato e il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, con l’estensione a tutto il Paese della Cig in deroga. C’è poi l’aspetto più immediato dell’emergenza: il governo sta studiando un sistema per dare più risorse alla sanità, in modo da accelerare i concorsi, assumere medici e rafforzare i reparti di terapia intensiva.

Sul tavolo ci sono poi le proposte del M5S, come quella di inserire norme speciali per gli appalti pubblici, seguendo il modello Genova, di ampliare gli incentivi agli investimenti compresi nel piano Industria 4.0 e di Intervenire a tutela del ‘made in Italy’ e dell’export.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)

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