La sfida del Supertuesday, si cerca l’anti-Sanders

Il candidato democratico Bernie Sanders fa un gesto di forza durante l'evento al Southern New Hampshire University in Manchester, New Hampshire, USA.(ANSA- EPA/JUSTIN LANE)
Il candidato democratico Bernie Sanders durante l'evento al Southern New Hampshire University in Manchester, New Hampshire, USA.(ANSA- EPA/JUSTIN LANE)

WASHINGTON.  – Frenare la corsa di Bernie Sanders prima che sia troppo tardi. Questa la missione di Joe Biden e Michael Bloomberg che nel Supertuesday non possono fallire se ancora vogliono sperare di sfidare Donald Trump. É il tema del supermartedì delle primarie democratiche americane, la tornata più importante della stagione elettorale che porterà alle elezioni presidenziali del 3 novembre.

Si vota in 14 Stati e in palio c’e un bottino di 1.357 delegati sui 1.991 necessari per conquistare la nomination nella convention di metà luglio a Milwaukee. Il 78enne senatore socialista è in testa un po’ ovunque, come confermano i sondaggi dell’ultim’ora: dalla California al Texas, passando per la Virginia. Quanto basta per assicurarsi un vantaggio difficile da colmare nei mesi a seguire. Così Sanders già sogna la fuga incontrastata verso la nomination, quella che gli sfuggì per un soffio nel 2016 contro Hillary Clinton.

Ma tutto dipenderà da come andranno l’ex vicepresidente, resuscitato sabato dopo la vittoria boom in South Carolina, e il miliardario ex sindaco di New York, al suo debutto assoluto nelle primarie dopo aver speso di tasca propria una vera e propria fortuna per la campagna elettorale. Gli sviluppi delle ultime ore, pero’, sembrerebbero far pendere l’ago della bilancia dalla parte di Biden, destinato a beneficiare dell’addio alla corsa dei moderati Pete Buttigieg ed Amy Klobuchar, entrambe intenzionati a dare l’endorsement all’ex braccio destro di Barack Obama. Proprio l’ex presidente – che avrebbe anche chiamato Buttigieg – in queste ore sarebbe molto attivo dietro le quinte, nel tentativo di indirizzare la corsa. Intanto Biden ha reso omaggio a “Mayor Pete”, non escludendo di inserirlo in una futura squadra di governo: “La sua uscita dalla corsa facilita la mia nomination”, ha ammesso l’ex vicepresidente.

La regola elettorale vuole che, Stato per Stato, per aggiudicarsi dei delegati ogni candidato deve superare una soglia di voti del  15%. É da questo che dipenderà l’entità della vittoria di Sanders, con Biden e Bloomberg chiamati a fare il meglio possibile in California e Texas, dove la posta in gioco è rispettivamente di 415 e 228 delegati. Biden poi spera di vincere in North Carolina, dove si assegnano 110 delegati.

E dopo l’exploit della South Carolina, punta a sfondare negli Stati del sud come il Tennessee e l’Alabama, grazie alla spinta dell’elettorato afroamericano che finora sembra non averlo tradito. A dargli fastidio c’è però Bloomberg, che punta in particolare sull’Arkansas, lo Stato di Bill Clinton, dove ha investito moltissimo.

Nubi all’orizzonte, infine, per le donne rimaste in gara. Secondo gli ultimi sondaggi la senatrice Elizabeth Warren rischia di perdere anche nel suo Massachusetts.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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