Un piano per salvare il Made in Italy dal virus

Una vista della cittá di Codorno deserta dopo la chiusura di uffici, aziende e scuole il 23 febbraio scorso
Una vista della cittá di Codorno deserta dopo la chiusura di uffici, aziende e scuole il 23 febbraio scorso.(ANSA / Andrea Fasani)

ROMA. – Sul piatto, in attesa della flessibilità di bilancio su cui il governo conta di incassare il via libera di Bruxelles, ci sono per ora 650 milioni di euro per dare un po’ di ossigeno alle aziende italiane soffocate dalla crisi del coronavirus: per decidere quale sia il modo migliore di spenderli a sostegno delle esportazioni, mezzo governo si è dato appuntamento domani alla Farnesina a un tavolo convocato dal ministro Luigi Di Maio, cui parteciperanno anche le principali associazioni delle imprese, invitate a dare suggerimenti all’esecutivo.

Al centro delle discussioni ci sono i 300 milioni del piano straordinario “Made in Italy” che attraverso l’Agenzia Ice potranno andare a finanziare il sostegno delle imprese italiane e altri 350 milioni per il fondo di garanzia sulle esportazioni all’estero, annunciati nei giorni scorsi dallo stesso Di Maio. “L’obiettivo – ha spiegato il ministro – è elaborare una nuova strategia per rilanciare nel mondo il marchio Italia”. Un brand che dopo essere già stato preso di mira dai dazi americani decisi da Washington nei confronti dei Paesi europei ora è stato ulteriormente azzoppato dalla frenata dei consumi in Cina e dai limiti imposti al trasporto di persone e merci, che stanno impattando pesantemente sui flussi commerciali a livello globale.

A gennaio, secondo un’analisi diffusa nei giorni scorsi dalla Coldiretti, le esportazioni del Made in Italy verso la Cina sono crollate dell’11,9% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Un primo segnale negativo destinato con ogni probabilità a peggiorare quando arriveranno i dati aggiornati a febbraio. A rendere più preoccupante la situazione è il fatto che proprio le regioni del nord Italia più provate dall’emergenza – Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Liguria – generano da sole la metà del Pil nazionale e da questi territori partono per l’estero i 2/3 delle esportazioni italiane.

Quello in agenda alla Farnesina è quasi un consiglio dei ministri, visto il parterre dei partecipanti: oltre a Di Maio siederanno al tavolo tra gli altri il titolare dell’Economia Roberto Gualtieri, quello dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, e poi Teresa Bellanova (Politiche agricole), Paola De Micheli (Trasporti), Gaetano Manfredi (Università), Paola Pisano (Digitalizzazione).

Ci saranno poi attori quali l’Ice, Cassa depositi e prestiti Sace e Simest e le principali associazioni di categoria, da Unioncamere a Confindustria e ai bancari dell’Abi, fino alle associazioni del settore agroalimentare e a quella delle fiere.

Di Maio ha anche chiesto di partecipare al commissario generale dell’Italia per l’Expo 2020 di Dubai, Paolo Glisenti, per esplorare insieme il modo in cui quello che si annuncia come il principale evento espositivo del 2020 potrà dare una mano al rilancio delle imprese italiane, un’occasione da non perdere.

(di Salvatore Lussu/ANSA)

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