Coronavirus, Conte richiama le Regioni: “Basta misure in ordine sparso”

Un'immagine del Consiglio dei Ministri straordinario alla protezione civile
Un'immagine del Consiglio dei Ministri straordinario alla protezione civile, Roma, 22 febbraio 2020. ANSA/ATTILI/US CHIGI

ROMA. – Basta “iniziative autonome non giustificate”, basta andare “in ordine sparso”, perché si rischia di far danno. Il premier Giuseppe Conte mette ordine nel caos generato in tutta Italia dall’allarme per il Coronavirus e fa appello ai governatori delle Regioni fuori dall’area del contagio a non decidere da soli.

Istituisce un tavolo di coordinamento quotidiano e prova a stoppare episodi come quello della sua telefonata, a conferenza stampa in corso, al presidente delle Marche Luca Ceriscioli che stava per annunciare la chiusura delle scuole, per chiedergli di non farlo, di aspettare indicazioni.

Anche con i governatori del Nord, che fronteggiano il contagio, Conte sceglie la linea del filo diretto: su quel filo punta per tenere l’unità nazionale contro il Coronavirus, mentre Matteo Salvini cannoneggia il governo. “Lo inviterò al tavolo che convocherò con tutti i partiti ma la smetta di speculare”, attacca il premier.

Il leader della Lega era sembrato abbassare i toni, dicendosi pronto a collaborare con proposte e rispondere a una chiamata del premier, che aveva raccontato di averlo inutilmente cercato nei giorni scorsi. Ma in realtà non depone le armi, sposta solo un po’ più in là, a emergenza placata, la richiesta di “dimissioni” di chi nel governo si è mostrato “incapace” perché “ha aspettato il morto per agire”. “Specula”, si limita a dire Conte.

Mentre picchia più duro il candidato governatore di centrosinistra in Toscana Eugenio Giani: “Il virus si sta trasmettendo in Italia passando da regioni governate dalla Lega”.

Il coordinamento con le Regioni è uno dei tasti più delicati nella gestione dell’emergenza, tanto che Conte decide di istituire un tavolo permanente: “Ad agire in autonomia si rischia il caos”, avverte anche il ministro Francesco Boccia. E’ quello il fronte caldo, nelle ore in cui torna a riunirsi la Camera.

Per i deputati la parola d’ordine è “prima la salute”: sono in stand by le polemiche nel governo, anche se non si arrestano i contatti per allargare la maggioranza con un gruppo di responsabili e Matteo Renzi ribadisce che “passata l’emergenza” dovrà chiarirsi con Conte.

Ma la mascherina indossata in Aula dalla deputata di Fdi Maria Teresa Baldini dice a tutti che è il momento di occuparsi d’altro: il deputato leghista Guido Guidesi, per dire, è a Codogno in quarantena (ma assente ingiustificato secondo le regole). +Europa chiede di rinviare – ma ad ora senza successo – il referendum costituzionale previsto il 29 marzo.

L’opposizione si lamenta, perché in Aula – presente una nutrita pattuglia di ministri – si vota il decreto sulle intercettazioni. “E’ surreale”, dice Fi. “E’ folle”, urla Salvini, che chiede di “ritirare il decreto”, su cui i leghisti nei prossimi giorni dovrebbero fare ostruzionismo.

La richiesta è portare in Aula prima il decreto sul Coronavirus approvato sabato notte. Nei prossimi giorni, annuncia Giancarlo Giorgetti, la Lega potrebbe presentare emendamenti per migliorarlo raccogliendo suggerimenti “dei territori”. Ma il governo replica che il decreto è in vigore e l’esame delle intercettazioni non incide: “Lega fa sciacallaggio – dice Vito Crimi – parliamo con l’opposizione responsabile”.

Salvini, affermano dalla maggioranza, “è stato isolato dalla linea responsabile di Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, deve anche annullare il tour che voleva fare nelle regioni colpite”. Non solo. Conte avrebbe trovato nei colloqui con Zaia, Fontana e Fedriga “massima collaborazione”. Con loro starebbe discutendo i contenuti del nuovo decreto sulle misure economiche per l’emergenza, mentre Salvini annuncia una conferenza stampa per presentare le proposte della Lega e sottolinea le mancanze del governo.

Eugenio Zoffili, presidente leghista del comitato Schengen, invita Conte a riferire davanti all’organismo per rendere conto della mancata sospensione della libera circolazione dei cittadini. Ma, lamenta Salvini, il telefono non suona, Conte non chiama. Si vedranno forse al tavolo con tutti i partiti.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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