Gravidanza, sostanze chimiche comuni e rischio tratti autismo

Il feto di un bambino sullo schermo durante un controllo di gravidanza della mamma.
Il feto di un bambino sullo schermo durante un controllo di gravidanza della mamma.

ROMA. – L’esposizione agli ‘ftalati’ (sostanze chimiche molto diffuse in cosmetici e prodotti per la casa) durante la vita intrauterina potrebbe favorire la comparsa di tratti autistici (dai comportamenti ripetitivi alle difficoltà nelle relazioni interpersonali etc) nel bambino (ma non nelle femminucce).

Lo suggerisce un lavoro pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives e condotto da epidemiologi presso la University of Massachusetts Amherst a Boston. Assumendo integratori di acido folico all’inizio della gravidanza, sembra possibile ridurre in parte la comparsa di questi tratti comportamentali nel bambino.

“Questo è uno dei più ampi studi sugli ftalati e il neurosviluppo” – sottolinea l’autore principale Youssef Oulhote. “Uno dei più importanti risultati di questo studio è che una adeguata integrazione di acido folico all’inizio della gravidanza potrebbe controbilanciare e annullare i potenziali effetti negativi degli ftalati sulla possibilità di sviluppo di tratti autistici nel bambino”.

Gli epidemiologi hanno coinvolto 2001 gestanti, e con un esame delle urine hanno stabilito il livello individuale di esposizione agli ftalati. Quando i figli di queste donne hanno compiuto 3 e 4 anni, gli esperti hanno chiesto a entrambi i genitori di compilare un questionario di riferimento in uso clinico nella diagnosi di tratti autistici nel bambino (l’esito del questionario dà un punteggio che più è elevato, più è indicativo di tratti autistici nel bambino).

Ebbene è emerso che al crescere dei livelli di ftalati nelle urine in gravidanza, aumentava il punteggio totalizzato al questionario, e quindi la presenza di tratti autistici nei bimbi di sesso maschile, tranne che, però, se la donna aveva assunto integratori di acido folico in gravidanza.

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