Coronavirus, allarme dell’Oms sui contagi all’estero

Il presidente cinese Xi Jinping con la mascherina si sottopone alla misurazione della temperatura corporea.
Il presidente cinese Xi Jinping con la mascherina si sottopone alla misurazione della temperatura corporea. (ANSA_ EPA/XINHUA)

PECHINO.  – Il presidente Xi Jinping, con indosso la mascherina protettiva azzurra, s’è sottoposto per la prima volta in pubblico alla misurazione della febbre, testimonial d’eccezione della nuova normalità di Pechino e di un’intera nazione schierata contro il “demone” da battere del coronavirus, in una situazione che “resta molto grave”.

Tra i casi di infezione saliti a livello globale a ridosso di quota 40.700 (40.262 in Cina) e di decessi a 910, l’Oms oggi ha lanciato un preoccupante allarme sulle modalità di contagio all’estero a causa di casi di trasmissioni da persone che “non hanno fatto viaggi in Cina”: potrebbe essere “la punta dell’iceberg”, ha avvertito il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel giorno della partenza per Pechino della missione di esperti internazionali sotto l’egida dell’agenzia di Ginevra e guidata dal canadese Bruce Aylward, veterano delle emergenze sanitarie, con lo scopo di aiutare a coordinare la risposta all’epidemia.

“Il contenimento resta il nostro obiettivo, ma tutti i Paesi devono prepararsi al possibile arrivo del virus”, ha aggiunto ancora il numero uno dell’Oms. Fuori dalla Cina ci sono state più di 350 infezioni suddivise in quasi 30 tra Paesi e regioni, con la sola Diamond Princess, la nave da crociera con 35 italiani ancorata nella baia di Yokohama, a contare 135 contagiati. Due le vittime, una a Hong Kong e una nelle Filippine, mentre il Regno Unito ha registrato altri 4 contagi e ha definito “seria e imminente” la minaccia per la salute pubblica.

Intanto l’agenzia ufficiale Xinhua ha riferito che il Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie ha iniziato la sperimentazione sui topi di un primo possibile vaccino. “Alcuni campioni sono stati iniettati ieri a oltre 100 topi”, ha scritto la Xinhua, ricordando tuttavia che “i test sugli animali avvengono in una fase molto precoce dello sviluppo di un vaccino e che ancora molti passi dovranno essere fatti prima che sia pronto per la somministrazione agli esseri umani”.

L’ispezione di Xi al Ditan Hospital di Pechino, struttura sanitaria dedicata alla cura della polmonite dal virus 2019-nCoV, è avvenuta nel giorno del ritorno al lavoro e alle scuole in gran parte del Paese dopo la lunga festività del Capodanno lunare, tra numerose cautele. La priorità è stata assegnata alle fabbriche funzionali alla lotta all’epidemia, come quelle di produzione del materiale di prevenzione e controllo.

Molti uffici hanno fatto invece ricorso al telelavoro e nelle scuole le lezioni sono state affidate alle modalità online per un’altra settimana. Virale è diventato il  suggerimento a bambini e bambine per l’igiene delle mani: lavarle cantando due volte “buon compleanno a te”, per un equivalente di 20 secondi.

Le strade di Pechino e Shanghai si sono rianimate, mentre a Guangzhou è ripartito il trasporto pubblico. Ancora ferme le  industrie nel Guangdong, dove la riapertura è al primo marzo, nello Zheijian al 17 febbraio e nell’Henan al 24 febbraio.

Nella sua ispezione, Xi, accompagnato da Cai Qi, capo del Partito comunista di Pechino, ha affermato che la Cina può “certamente centrare una vittoria totale nella lotta al nuovo coronavirus”. La sua è la prima uscita pubblica da quella nello Yunnan del 19-22 gennaio, dall’apparizione pubblica del 5 febbraio per ricevere a Pechino il premier cambogiano Hun Sen e dalla morte di Li Wenliang, il medico eroe di 34 anni che per primo lanciò inascoltato l’allarme sul coronavirus, la cui vicenda ha creato cordoglio e rabbia, anche contro il Pcc.

Xi ha sollecitato “misure più decisive” per domare l’epidemia, ha riferito la tv statale Cctv, ha indossato il camice e la mascherina bianchi durante l’incontro con i medici e ha assicurato che “l’intero Partito, le forze armate e la gente di tutti i gruppi etnici stanno insieme al popolo dell’Hubei e di Wuhan”. Mentre dall’altra parte dell’Oceano si è fatto sentiré anche Donald Trump, dicendosi certo che l’emergenza coronavirus finirà in aprile “con il caldo”.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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