Pensioni, sindacati: rivalutare assegni, giù tassazione

Pensionati siedono in una panchina al parco.
Pensionati siedono in una panchina al parco. (ANSA)

ROMA. – Tornare all’indicizzazione piena delle pensioni rispetto all’inflazione almeno per gli assegni fino a  sette volte il minimo (circa 3.600 euro lordi al mese), ridurre la pressione fiscale sugli assegni e aumentare platea e importi delle quattordicesima: sono le richieste presentate oggi da Cgil, Cisl e Uil insieme alle federazioni dei pensionati al Governo nell’ambito degli incontri tecnici in vista della riforma sulla previdenza.

I sindacati hanno chiesto ai rappresentanti del ministero del Lavoro e dell’Economia di chiarire a breve quali sono le disponibilità economiche per la prossima legge di Bilancio e per quelle che seguiranno.

Al momento dal Governo si sono limitati ad ascoltare ma nei prossimi incontri – ha riferito il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo – dovrebbero presentare delle stime sui costi delle proposte dovrebbe partire il confronto vero e proprio.

“Dobbiamo recuperare quanto è stato tolto ai pensionati in questi anni, ha detto Barbagallo – non voglio tutto e subito ma nemmeno niente e mai. In questi anni sono stati risparmiati sulla previdenza 80 miliardi, Circa 20 sono stati recuperati, ne mancano 60”.

Il segretario generale dello Spi Cgil, Ivan Pedretti, ha ribadito la richiesta di aumento della platea della cosiddetta Quattordicesima (la mensilità aggiuntiva per chi ha almeno 64 anni e pensioni inferiori a due volte il minimo, quindi circa 1.030 euro al mese) alzando l’asticella fissata per ottenerla.

Chiede inoltre che aumentino gli importi, adesso fissati tra 336 e 655 euro a seconda degli anni di contribuzione e dei trattamenti percepiti. Resta fondamentale il tema fiscale con la richiesta di aumentare le detrazioni per i pensionati e di tenere conto degli incapienti che le detrazioni non possono utilizzare. Ma soprattutto i sindacati chiedono una rivalutazione piena delle pensioni andando oltre il ripristino della legge 388/2000 (che ha meccanismi di indicizzazione più favorevoli degli attuali ma comunque non pieni che dovrebbero tornare in vita dal 2022). “Noi pensiamo – ha detto il segretario confederale della Cisl Ignazio Ganga – si possa anticipare la data al 2021 per il ripristino della 388 ma anche che si possa migliorare”. Il congelamento di quel meccanismo per il 2019-21 ad opera del Governo Conte 1 ha portato – hannspiegato i sindacati – 3,6 miliardi lordi di risparmi (2,2 miliardi netti).

Intanto oggi l’Inps ha pubblicato una circolare con la quale si ribadiscono i requisiti per l’accesso alla pensione dopo il decreto che ha congelato gli adeguamenti legati alla speranza di vita per il 2021-2022 lasciando l’età per la vecchiaia invariata a 67 anni.

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