DES MOINES (IOWA). – Prima sfida della stagione elettorale stanotte in Iowa, dove i caucus danno il calcio d’inizio alle primarie dem per la nomination in giugno del “nominee” che il 3 novembre sfiderà Donald Trump.
Dopo mesi di dibatti, sondaggi e polemiche, 10 dei 30 candidati rimasti in corsa vanno alla prova del voto in questo piccolo stato rurale del Midwest che quasi sempre incorona il futuro vincitore, spesso fiutando il nuovo, come nel caso di Barack Obama.
A dare il la’ ad una campagna costata finora un miliardo di dollari alcune centinaia di elettori in 1678 caucus: riunioni in scuole, biblioteche, chiese, uffici, palestre in cui si esercita il rito corale della democrazia dal basso cercando di convincersi reciprocamente a sostenere il proprio candidato.
L’obiettivo e’ quello di selezionare chi può avere più chance di battere il tycoon, mentre scorrono i titoli di coda del proceso d’impeachment con l’attesa assoluzione per mercoledì.
Il campo è diviso in due. Da un lato i progressisti radicali, con i senatori Bernie Sanders ed Elizabeth Warren. Dall’altro i moderati, con l’ex vicepresidente Joe Biden, la senatrice Amy Klobuchar e l’ex sindaco di South Bend Pete Buttigieg. Tutti gli altri sono al di sotto del 5%.
Fino a domenica i sondaggi indicavano un duello Sanders e Biden, con il primo favorito e il terzo posto conteso tra Buttigieg e Warren. Ma una rilevazione last minute del grupo democratico Focus on Rural America prospetta l’ex sindaco in testa col 19%, seguito dal senatore del Vermont col 17%.
Biden e Warren sono appaiati al 15%, mentre la Klobuchar si ferma all’11%. Un risultato che dimostra quanta incertezza ci sia ancora, e non solo tra gli elettori. Le rilevazioni infatti non tengono conto delle dinamiche dei caucus, dove gli elettori spesso sono costretti ad una seconda scelta se il loro candidato non raggiunge la soglia prevista, generalmente del 15%. Un meccanismo che può favorire i candidati inseguitori.
Nell’establishment del partito democratico serpeggia inoltre il timore che una vittoria di Sanders in Iowa e nella seconda tappa delle primarie l’11 febbraio in New Hampshire, dove i sondaggi lo danno in testa, possa lanciarlo verso la nomination col rischio di fare il gioco di Trump e della sua crociata contro il socialismo. Le speranze dell’apparato del partito sono riposte in Biden, che tuttavia per restare in corsa deve vincere o non perdere male.
La Warren si gioca la sopravvivenza nella sfida con Sanders per rappresentare l’ala progressista, mentre Buttigieg e la Klobuchar sperano di essere la sorpresa dei caucus e di diventare l’alternativa a Biden. Questo primo voto dovrebbe servire a restringere il campo.
Per questo i candidati hanno lanciato i loro ultimi appelli. Trump “è una minaccia esistenziale e, se resterà altri quattro anni, altererà in modo fondamentale il carattere della nostra nazione”, ha messo in guardia l’ex presidente, vantando la sua lunga esperienza e la capacita’ di unire il Paese.
“Serve una rivoluzione politica, mandiamo a casa questo presidente che si crede al di sopra della legge e che non è solo un bugiardo patologico, ma anche uno xenofobo, un razzista, un sessista”, ha arringato Bernie.
“Ho sempre unito le persone e portato a casa risultati”, ha insistito la pragmatica Klobuchar. La Warren e Buttigieg hanno evocato invece la possibilità di una nuova svolta storica. “Una donna può battere Trump”, ha assicurato la senatrice, che vorrebbe rompere quel soffitto di cristallo sfiorato da Hillary.
“Siete pronti a fare la storia un’altra volta?”, ha chiesto l’ex sindaco dell’Indiana, proponendosi come prima presidente gay dopo che Obama ha ipotecato in Iowa la sua vittoria per diventare il primo presidente americano nero.
(dell’inviato Claudio Salvalaggio/ANSA)