Nel 2019 boom delle pensioni anticipate (+29%), in discesa quelle di vecchiaia

Persona di spalle con una maglietta con la scritta: La pensione la vogliamo da vivi". Pensioni
Persona di spalle con una maglietta con la scritta: La pensione la vogliamo da vivi".

ROMA. – Chi è andato in pensione nel 2019 lo ha fatto nella maggioranza dei casi prima dei 67 anni previsti per il trattamento di vecchiaia utilizzando i vari canali per la pensione anticipata piuttosto che aspettare il limite di età.

La conferma del trend già avviato nel secondo trimestre dell’anno grazie all’avvio di Quota 100 arriva da Monitoraggio Inps sui flussi di pensionamento secondo il quale nell’intero 2019 le pensioni liquidate sono state oltre 535.000, in linea con il 2018, ma con un significativo cambiamento dei pesi tra le pensioni anticipate e quelle di vecchiaia.

Le pensioni di vecchiaia sono state in totale 121.495 con un calo del 15,16% sul 2018 anche a causa del nuovo aumento dell’età (a 67 anni) legato alla crescita dell’aspettativa di vita ma con un crollo rispetto al 2017 quando, prima della parificazione dell’età di vecchiaia tra uomini e donne erano state oltre 200.000.

Le pensioni anticipate per contro hanno raggiunto quota 196.857 con un aumento del 29,4% sul 2018, un andamento legato soprattutto all’introduzione della cosiddetta Quota 100 che ha permesso di lasciare il lavoro avendo almeno 62 anni di età e 38 di contributi.

La “fuga” degli under 67 verso la pensione ha riguardato soprattutto i lavoratori dipendenti. Tra coloro che avevano un contratto di lavoro subordinato che sono andati in pensione l’anno scorso solo il 20,8% l’ha fatto con il limite di età (o in prepensionamento) mentre il 79,2% l’ha fatto grazie agli anni di contributi quindi in anticipo rispetto alla vecchiaia.

Ma se per i dipendenti la distanza è macroscopica con quattro su cinque in pensione anticipata, anche nelle altre gestioni la maggioranza delle persone non ha atteso il limite di età (per gli artigiani ogni lavoratore uscito per vecchiaia ce ne sono tre a cui è stata liquidata una pensione di anzianità mentre per i commercianti il rapporto è di circa uno a due).

L’uscita assicurata con Quota 100 e un numero di contributi inferiore rispetto alle regole in vigore per l’anticipata fino al 2018 (42 anni e 10 mesi per gli uomini rispetto ai 38 di Quota 100) ha probabilmente influito sul calo dell’assegno medio liquidato passato da 1.995 al mese del 2018 a 1.873 nel 2019.

Per i dipendenti si è passati da 2.270 euro medi al mese a 2.101. Per le pensioni di vecchiaia l’assegno medio è di 685 euro (1.113 per i dipendenti usciti con la vecchiaia) mentre per chi ha avuto liquidata nell’anno una pensione di invalidità l’assegno medio mensile è di 718 euro.

Per i superstiti l’assegno medio è stato di 689 euro al mese mentre nel complesso delle gestioni l’assegno medio delle nuove pensioni è stato di 1.126 euro. Per i parasubordinati (26.926 pensioni) la grande maggioranza degli assegni è di vecchiaia (20.768) dato che hanno cominciato a contribuire solo nel 1996.

L’assegno medio mensile, basato sul metodo contributivo, è di 251 euro. L’età media di chi ha avuto la pensione anticipata nel 2019 per il lavoro dipendente è stata di 62 anni a fronte dei 60,8 del 2018. Su 126.107 pensioni anticipate liquidate dal Fondo lavoratori dipendenti nell’anno oltre 111.000 sono state liquidate a persone con meno di 64 anni e tra queste quasi 32.000 a persone che non ne avevano ancora compiuti 60.

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