Israele ricorda la Shoah, leader contro l’antisemitismo

Il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu durante il Quinto Foro di Yad Vashem nel Museo Memorial dell'Olocausto a Gerusalemme
Il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu durante il Quinto Foro di Yad Vashem nel Museo Memorial dell'Olocausto a Gerusalemme.(ANSA- EPA/ABIR SULTAN)

TEL AVIV. – Il lascito della Shoah, a 75 anni dalla liberazione di Auschwitz, unisce i leader del mondo contro l’antisemitismo. Ma la storia dell’Olocausto divide e modifica in questa occasione anche la geopolitica del ricordo, emigrata tra ieri e oggi dalla Polonia a Gerusalemme.

Il mega Forum di Yad Vashem ha così messo insieme i vertici mondiali decisi a contrastare l’antisemitismo risorgente, ma non sembra aver colto appieno l’invito del presidente Reuven Rivlin di “lasciare la ricerca storica agli storici”.  Come è apparso evidente nel contrasto politico tra la Russia e alcuni paesi dell’est. Non è un caso che il presidente polacco Andrzej Duda non abbia partecipato, irritato che non fosse previsto un suo intervento al Forum. O che il suo omologo lituano Gitanas Nauseda abbia dichiarato forfait all’ultimo momento. E che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky abbia stupito Yad Vashem decidendo di lasciare il suo posto e quelli della sua delegazione al Forum ad altrettanti sopravvissuti.

Il tutto, come apparso a molti analisti, a causa del peso dato al presidente russo Vladimir Putin, nuovo dominus del Medio Oriente, che certo non ha rinunciato alla scena ed ha inaugurato con il premier Benyamin Netanyahu in un parco di Gerusalemme una stele in ricordo delle vittime dell’assedio di Leningrado.

“La Shoah – ha detto Putin a Rivlin – è una tragedia che condividiamo entrambi”. Ha ricordato quindi che il 40% degli ebrei uccisi erano “ebrei sovietici” e che la Russia ha pagato il prezzo più alto per la vittoria contro i nazisti: “27 milioni di uccisi”. Poi ha sottolineato che “i campi della morte erano tenuti non solo dai nazisti, ma dai loro scagnozzi in vari Paesi”.

Per Israele invece la lezione della Shoah è stata solo una: “Non possiamo – ha detto Netanyahu – prendere alla leggera le minacce di distruzione, dobbiamo affrontarle quando sono ancora piccole. E soprattutto che, seppure apprezziamo grandemente l’aiuto degli amici, dobbiamo difenderci da soli”. “Senza gli Alleati, a cui siamo eternamente grati – ha insistito – non vi sarebbero stati superstiti oggi. Ma va ricordato che 80 anni fa, quando il popolo ebraico fronteggiava la distruzione, il mondo ci ha girato le spalle”. Ecco perché oggi il pericolo numero uno è l’Iran: “Il regime più antisemita del pianeta” e questo, ha proseguito, dovrebbe far sì che “tutti i governi si mobilitino contro Teheran”.

“Dobbiamo essere pronti a fronteggiare e svelare la vile marea dell’antisemitismo che sta diffondendo odio e violenza in tutto il mondo”, ha incalzato subito il vicepresidente Usa Mike Pence dopo aver ricordato la resilienza del popolo ebraico. “Nello stesso spirito”, ha spiegato, bisogna opporsi ad “uno Stato che foraggia l’antisemitismo, che nega la Shoah come politica di stato e che minaccia di cancellare Israele dalle mappe: la Repubblica islamica dell’Iran”.

Il lascito della Shoah è stato colto appieno dal presidente francese quando ha sostenuto che “l’Olocausto non deve essere usato per giustificare divisione o odio”. Ed è stato franco il presidente tedesco Frank Walter Steinmeier, capo di una nazione che la Shoah l’ha organizzata e attuata: “Vorrei poter dire – ha ammesso – che noi tedeschi abbiamo imparato dalla storia una volta per tutte. Ma non posso”. ”

Che non si abbassi mai la guardia, l’attenzione e la vigilanza contro l’antisemitismo e contro la violenza e contro il fascismo”, ha invocato Sergio Mattarella, ben consapevole della “grave pagina nera delle leggi razziali italiane”. Per questo, ha detto a Rivlin, “la testimonianza resa dalla senatrice Liliana Segre in questi ultimi decenni sulla Shoah è stata per l’Italia un patrimonio prezioso”.

(di Massimo Lomonaco/ANSAmed)

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